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Il Barilla Blu Team premia il sogno di Umberto Capotummino

Il palermitano Umberto Capotummino è il nuovo vincitore del progetto ‘Share Your Dream – Un Sogno per Te’. A settembre volerà a Londra assieme ad Alessandro Zanaradi, Fabrizio Macchi e Vittorio Podestà per vivere con loro la magia dei Giochi Paralimpici

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PalermoToday

Umberto Capotummino è il terzo vincitore di ‘Share Your Dream – Un Sogno per Te. L’impresa sportiva dell’insegnate palermitano raccontata sul sito www.shareyourdream.it è stata selezionata da una Giuria di qualità e a settembre Umberto volerà a Londra per assistere alle finali di paraciclismo di Alessandro Zanardi, Fabrizio Macchi e Vittorio Podestà, i tre campioni del Barilla Blu Team. Capotummino si aggiunge così ai primi due vincitori del progetto: il nuotatore varesino Antonio Santoro e il cagliaritano pluricampione italiano di paracanoa Giovanni Pilia. Il quarto ed ultimo vincitore verrà scelto entro il 31 maggio.

Umberto, insegnante di lettere e scrittore, nel 1974 è stato il primo ad aprire una nuova via diretta di arrampicata sulla roccia ‘Lo Schiavo’, sul Monte Pellegrino a Palermo: uno sperone roccioso alto circa 200 metri dalla forma triangolare e con tratti strapiombanti .
L’impresa di Umberto dimostra come il sogno di raggiungere un traguardo importante alimenta una forza e una determinazione capaci di spingere l’uomo oltre i propri limiti, nella ricerca di nuovi traguardi.

“Avevo 18 anni – racconta Capotummino – quando, dopo aver ascoltato i racconti dei tentativi falliti di alcuni alpinisti, decisi che dovevo essere il primo a tentare di aprire una via diretta di arrampicata sulla roccia ‘Lo Schiavo’ del Monte Pellegrino. In quegli anni a Palermo non c’era nessuno che arrampicava, per cui la mia idea di scalare una parete rocciosa, con il sesto grado di difficoltà, apparve subito come un’impresa molto difficile. Ma per questo non mi spaventai, anzi dentro di me si rafforzava ogni giorno sempre di più la volontà e la determinazione di realizzare la mia impresa. Ci vollero due anni di preparazione e di duro allenamento prima di essere pronto: dovevo vincere il pericolo con la tecnica, conoscere ogni piccolo dettaglio e ogni possibile passaggio di quella parete. Uno dei miei compagni, Pietro Cipolla, assecondò il mio progetto e così, con il binocolo in mano, studiammo assieme per settimane la parete, memorizzandone la struttura
 e immaginandone i passaggi. All’alba del giorno prefissato attaccammo la Via, arrampicando prevalentemente in stile libero. Quando ci riunivamo nei minuscoli terrazzini di sosta, l’esaltazione fisica e psichica ci diceva che eravamo uniti nel superamento delle difficoltà. Furono necessarie dieci ore senza tregua per arrivare in vetta, ma la luce di quel giorno brilla ancora nei nostri occhi e nella nostra vita, così come il forte sentimento di solidarietà in cordata è un modello di relazione che ho trasferito poi anche in altri ambiti. Ogni successo sportivo si fonda su valori universalmente validi, che devono essere condivisi e trasmessi anche agli altri”.

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