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Miccoli prima di tutto

Gasperini preferisce attaccanti più mobili, ma il capitano è l’unico che può dare qualità e carisma alla squadra. Il tecnico piemontese può mantenere il suo credo tattico, ma è fondamentale partire dal salentino

Il tris poco fumé e tanto arrosto di Miccoli è un piatto prelibato e allo stesso tempo nutriente servito alla tavola di un Palermo debilitato. Ma è anche un uragano che dovrebbe spazzare i dubbi sull’utilizzo del numero 10 rosanero.

I sussurri parlano di due panchine consecutive (Bergamo e Pescara) dettate anche da Zamparini e da questioni legate al rinnovo del contratto. Ieri l’attaccante dopo la tripletta non le ha mandate a dire al presidente: “Sono vecchio? Ho dimostrato che posso giocare per 70-80 minuti, ho 33 anni, non 40 e quando entro in campo penso solo a dare il meglio per questa maglia che amo”.

Di sicuro c’è che Gasperini, invece, non adora i giocatori alla Miccoli. Il salentino non si inserisce negli spazi, non rincorre gli avversari, non è un attaccante al servizio della squadra come lo erano stati nel Genoa gasperiniano prima Milito e poi Borriello. Certo è sempre difficile stabilire se è più bravo l’allenatore che si adegua alle caratteristiche dei suoi giocatori o se quello che riesce a inculcare la sua idea di calcio.

L’anno scorso all’Inter il tecnico piemontese si giocò la chance della carriera perché nelle poche settimane in nerazzurro non riuscì ad entrare in sintonia con l’ambiente per il suo intransigente credo tattico. Ai tempi il suo Miccoli, anche se il ruolo non è proprio lo stesso, era Sneijder. Gasperini dell’olandese non sapeva che farsene. Ma a far cascare il progetto fu l’ostinazione nel proporre la difesa a tre a degli elementi che avevano sempre giocato a quattro. Risultato: Gasperini venne cacciato alla terza panchina, oggi l’Inter di Stramaccioni gioca con la difesa a tre. E ieri sera ha battuto la Fiorentina senza Sneijder. Chi aveva ragione? Veramente complicato dirlo.

Quello che si può affermare con sicurezza è che Fabrizio Miccoli è il giocatore che tecnicamente dista parecchio dal resto dei compagni. Per chi ha mai giocato alla Playstation, se il Palermo ha una media di 65-70, il capitano è a 85-90. E allora Gasperini deve partire da qui. Dal fatto che puoi plasmare la squadra come preferisci, ma non puoi mai prescindere dalla qualità, soprattutto se hai un organico povero da questo punto di vista come quello rosanero.

Il salentino difficilmente andrà a far pressione sui difensori avversari, raramente si sacrificherà per la squadra. Ma non significa nulla. Si può dare tanto anche mettendo dentro una punizione (e Miccoli è forse il solo in grado di farlo nel Palermo), trasformando in oro una palla vagante a metà campo. Trascinando il pubblico e i compagni. Perché oltre alla tecnica, il numero 10 ha un’altra dote che pochi in rosa hanno: il carisma. E senza quello, chi deve lottare coi denti per rimanere in A rischia di perdersi. E Gasperini per non perdere un’altra chance, se vuole può mantenere la sua filosofia (tanto la difesa a tre piace tanto anche al presidente) ma, a meno di problemi fisici, non deve mai rinunciare al capitano.
 

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