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Mangia e l'ardua conversione tattica Trequartista? Perché sì e perché no

Da due partite il tecnico ha abbandonato il 4-4-2 per il rombo a centrocampo. La squadra costruisce di più, ma è ancora troppo confusa nella gestione della palla. Serve un regista: fondamentale il recupero di Bacinovic

Una sconfitta "leggera" a Roma e una vittoria senza troppi patemi contro il Lecce. Ma al di là dei risultati la "conversione" di Mangia (passato dal 4-4-2 al 4-3-1-2 o 4-2-3-1) ha prodotto miglioramenti nel gioco soltanto se si guarda al rendimento nelle gare esterne. I rosanero sono piaciuti a Roma, forse anche perché peggio della scoppola di San Siro era difficile fare. Al Barbera, invece, ieri sera col Lecce si è visto un Palermo sì cinico, ma anche molto confuso e arruffato in fase di costruzione. Insomma, paradossalmente, il "sistema di gioco" (mister Devis non vuol sentir parlare di modulo) col trequartista ha convinto più nella partita persa contro i giallorossi capitolini che in quella vinta contro i giallorossi salentini.

PRESSING DIFFICILE. Pressing a tutto campo, rapidità nella manovra e ripartenze fanno parte del credo del mister di Cernusco sul Naviglio. Col 4-4-2 era più semplice attuare questi comandamenti tattici. Adesso col trequartista è più complicato, se non impossibile, andare a far pressione sui costruttori di manovra della squadra avversaria. Dovrebbe sacrificarsi di più uno dei tre uomini offensivi, una caratteristica che non sembra essere nell'indole degli attaccanti al momento in rosa.   

SQUADRA PIU' LUNGA. Nelle precedenti gare giocate col 4-4-2 si è vista una squadra corta, abile nel muoversi come un blocco. Anche nella disfatta contro il Milan prima che arrivasse il gol apriscatole di Nocerino, gli undici in campo erano rimasti compatti con poca distanza fra le tre linee. Domenica a Roma e ieri col Lecce, invece, i reparti sono sembrati più scollegati tra di loro, nonostante Ilicic e (nel secondo tempo) Zahavi da raccordo tra centrocampo e attacco. Maglie larghe che a Roma hanno consentito di non rimanere troppo schiacciati dietro e di avvicinarsi spesso alla porta di Stekelenburg, ma che hanno permesso al Lecce di rendersi pericoloso anche se inefficace nel primo quarto d'ora della ripresa. 

L'IMPORTANZA DI BACINOVIC. Mangia ai microfoni dice di avere ora a disposizione due "sistemi", ma di non voler creare caos cambiando spesso. Il mister non lo ammetterà mai, ma preferisce il "suo" 4-4-2 al 4-3-1-2 consigliato da Zamparini. E' vero però che l'anno scorso col rombo si è visto per buona parte della stagione un Palermo bello e proficuo. A questo punto per Mangia, orientato a proseguire col trequartista, è fondamentale il recupero di Ilicic e Bacinovic. Il primo ha dato segnali di ripresa contro i salentini, ma deve convincersi che può dare di più. Il secondo, giocando da regista, nella linea a tre mediani è l'elemento chiave della squadra. Acquah, Migliaccio e Barreto possono garantire dinamismo e palloni recuperati, ma solo "Bacio" e in parte Della Rocca (che però è una mezzala) sembrano in grado di dare geometrie e ispirazioni per i tre davanti. Lo ha detto anche il campo ieri sera. Bacinovic ha dato il via all'azione del 2-0 e quando è entrato lui il Palermo ha gestito meglio la palla e non ha più sofferto il Lecce.

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