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Il sogno del football nel cuore: Luca, unico italiano nel Clansmen

La storia di un giovanissimo palermitano emigrato in Scozia per inseguire il suo miraggio sportivo: farsi strada nel mondo del football. "Grande impegno ed enormi sacrifici per ottenere importanti risultati"

Ha soli 21 anni ed è l’unico italiano nella squadra scozzese di football Clansmen.  Luca Rubino, nato a Palermo, originario del quartiere Libertà, ci ha raccontato la sua esperienza sportiva e universitaria all’estero cominciata circa un anno fa e il confronto con una realtà diversa e a suo dire migliore e più organizzata rispetto a quella italiana.

Quando è cominciata la passione per questo sport? Dove ti allenavi a Palermo?
"Nel 1999 ci furono i primi mondiali di football americano a Palermo e mio padre mi ci portò. Ero molto piccolo ma ricordo ancora qualcosa di quel giorno: ragazzi enormi con caschi e paraspalle, la violenza del gioco, l'unione di squadra. Tuttavia non sapevo neanche che ci fossero delle squadre in Sicilia che lo praticassero e ho continuato a fare il mio sport (la pallanuoto). Molti anni dopo, nel 2010, ero al penultimo anno di liceo e un mio compagno che fisicamente era particolarmente robusto era stato invitato a fare una prova negli Sharks Palermo. Fui invitato a mia volta e andammo insieme a quella riunione: rimasi affascinato dal progetto dell'head coach Massimiliano Lecat, inoltre rimasi colpito da un manichino vestito da giocatore di football che mi ricordò quando quel giorno mio padre mi portò ai mondiali. Iniziai subito gli allenamenti con gli Sharks Palermo che militavano nel campionato di serie A2, mi innamorai di quello sport subito e anche di questa meravigliosa famiglia con la quale sono sempre in contatto". 

Le immagini del sogno

Come è avvenuto il “salto” nella squadra straniera?
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Nel 2011 mi sono diplomato e ho scelto di trasferirmi a Milano per iniziare l'università lì. Naturalmente ho trovato subito una squadra di football e ho iniziato a giocare con i Seamen Milano che partecipano al campionato di serie A1 in Italia, con loro ho fatto una stagione in giovanile che si è conclusa a dicembre. A gennaio 2012 mi sono trasferito nei Lions Bergamo (storica squadra di Serie A1 nota anche a livello europeo per i differenti titoli vinti) per affrontare il campionato di A1. In tutto questo la carriera universitaria procedeva malissimo, nelle università pubbliche italiane regna la disorganizzazione e il poco impegno dei professori che mandano spesso gli assistenti a fare il proprio lavoro. Ad aprile 2012 ricevo un’offerta dall'università di Stirling-Regno Unito per andare a giocare come studente-atleta. Questa università è nota in tutto il Regno Unito per l'eccellenza nello sport. In particolare il campionato di football americano dei college e delle università è il migliore dopo quello americano e l'università di Stirling ha un programma eccellente per lo sviluppo dei giocatori di football americano in Europa. L'offerta mi dava libero accesso a tutte le facoltà, rimborsi personali di spese, attrezzatura tecnica oltre alla possibilità di lavorare in una delle compagnie dell'head coach che è un imprenditore milionario scozzese".

Come ti trovi all'estero? Che differenze ci sono con l'Italia?
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All'estero mi trovo benissimo! Penso che accettare quest'offerta e affidare la mia educazione e la mia crescita sportiva al Regno Unito sia stata una delle migliori in vita mia. Dal punto di vista sportivo abbiamo delle strutture fantastiche come sale private dove poter svolgere allenamenti mirati, campi in sintetico di ultima generazione, aule dove poter studiare e analizzare la teoria del football, inoltre siamo seguiti da diversi allenatori che in modo molto professionale sviluppano allenamenti per farci migliorare sempre sia in palestra che nel football. Tutte queste agevolazioni hanno un prezzo molto alto da pagare: infatti è sempre richiesta una prestazione sportiva elevatissima in campo e fuori (abbiamo l'obbligo di passare tutti gli esami)".

Da quanto tempo ti sei trasferito? Come sei stato accolto?
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Mi sono trasferito qui a settembre 2012, sono stato accolto veramente bene. L'head coach in persona, Rob Orr (devo molto a quest'uomo), è venuto a prendermi all'aeroporto, si è messo fin da subito a mia disposizione e ha anche ingaggiato un tutor d'inglese per me che mi seguisse durante il mio primo anno di studi in quanto il sistema Universitario Britannico è completamente diverso da quello Italiano. Qui a Stirling c'è un atmosfera molto internazionale, ho conosciuto persone fantastiche, le persone che mi sono venute a trovare sono rimaste innamorate di questa città e della Scozia in generale".

Progetti per il futuro?
"Penso che la vita di uno studente-atleta vada di pari passo. Per questo il mio obiettivo accademico principale resta laurearmi e creare il mio business (cosa per la quale sto già lavorando). Non penso di tornare in Italia, si vive veramente bene qui ma nella vita non si sa mai. Arrivare qui è già stato un enorme traguardo, ma io non mi accontento mai".

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