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Sabato, 20 Aprile 2024
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Accardi a spasso nel Giardino della Memoria: "Falcone orgoglio per noi palermitani"

Il difensore rosanero - cresciuto al Villaggio Santa Rosalia - protagonista dell’ultima tappa del "Palermo Football Tour": "Il mio sogno è che la mafia finisca per sempre"

“No alla mafia”. Un messaggio, un’idea, un principio di vita che oggi più che mai unisce culture, popoli e storie diverse. Un coro che si alza in cielo dal basso perché intonato proprio da quei numerosissimi bambini e dalle tantissime persone sbarcate a Palermo per ricordare e per onorare le vittime della mafia, nel giorno in cui si celebra la memoria di Giovanni Falcone. E in questo coro rimbalza anche la voce del palermitano Andrea Accardi (22 anni) nato e cresciuto in questa terra. Così l’ultima tappa del 'Palermo Football Tour' non poteva che svolgersi al Giardino della Memoria, lungo l'autostrada A29. Accardi - classe 1995 - quel maledetto 23 maggio neanche era nato. 

"Per sempre Falcone", Palermo si ferma per il suo eroe | La diretta

“Falcone è un eroe, un orgoglio per noi palermitani. Questa terra – dice Accardi – è conosciuta nel resto del mondo per il mare, per il cibo, ma purtroppo anche per la mafia. Ed è soltanto grazie a persone come Falcone e Borsellino che un giorno non saremo più conosciuti  per questo fenomeno così triste. Negli anni 90, dopo la loro morte, i bambini finalmente hanno iniziato a conoscerli a a studiarli, comprendendo quanto sia grande il valore della legalità. Oggi bambini di tutta l’Italia si uniscono per dire no alla mafia”.

“La mafia è un fenomeno umano e dunque avrà un principio un’evoluzione ma anche una fine”, diceva Falcone. Non ha dubbi Accardi: è questo il sogno di tutto il popolo palermitano e di tutta l’Italia. “Il giardino della Memoria trasmette pace, perché il ricordo di queste persone vive in noi ogni giorno. Persone che hanno perso la vita per portare avanti i valori della legalità. Il nostro sogno – confessa- è quello che la mafia un giorno possa cessare di esistere. Da bambino – racconta il difensore palermitano – sono cresciuto al Villaggio Santa Rosalia e soltanto più avanti giocando a calcio anche in altre realtà ho capito di aver sempre portato con me i valori di quella gente. Di questo ne vado profondamente orgoglioso. Se penso a tanti miei coetanei che hanno preso una strada sbagliata provo tanto dispiacere. Non tutti hanno avuto la fortuna di crescere con dei punti di riferimento come la famiglia o la scuola”.

Un calcio alla mafia dunque, perché questo è uno sport che oltre a fama e denaro può darti anche qualcosa di molto più prezioso: una seconda possibilità. “Il calcio ti permette di avere un riscatto nello sport, ma soprattutto nella vita. Ogni bambino dovrebbe poter credere nei propri sogni senza mai arrendersi. Durante la mia adolescenza – conclude – per fortuna ho avuto a che fare con gente leale che mi ha dato e insegnato tantissimo, aiutandomi fra l’altro a diventare l’uomo che sono adesso”

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