Scuole chiuse per il Coronavirus e i dubbi di un papà: "Lezioni online o Paese dei balocchi?"
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un papà preoccupato per l'andamento della didattica a distanza
"Salve, vi scrivo perché vorrei far emergere una realtà diversa da quella che forse sarà marginale ma che credo coinvolga parecchi studenti e le loro famiglie. Mi riferisco purtroppo al fatto che nonostante i ripetuti articoli sul 'boom della didattica on line', purtroppo sono testimone, della attuale realtà scolastica che sta vivendo mia figlia. Dovessi riassumere in una sola parola, sarebbe 'inesistente'. Orbene infatti mia figlia frequenta il primo anno del liceo classico Garibaldi, in una delle sezioni che a quanto mi avevano detto, era supportata da un corpo docenti molto valido, in un istituto prestigioso che vanta una storia centenaria e che è sempre stato orgoglio per la città. Lo stesso orgoglio che io e mia moglie avevamo quando l’abbiamo iscritta.
Come tutti sappiamo da quando è iniziata l’emergenza Covid-19 e la conseguente chiusura delle scuole, le stesse hanno iniziato ad attrezzarsi al fine di proseguire l’attività scolastica, facendo uso delle nuove tecnologie digitali. Tutti siamo ben coscienti delle limitazioni e l’arretratezza che il nostro Paese offre per quanto riguarda la didattica on line, ma dopo le iniziali e ben comprensibili difficoltà, sembra che il percorso digitale scolastico si sia ben avviato con discreti risultati. So infatti, a detta di amici i cui figli frequentano altri istituti superiori a palermo, che già da diverse settimane le lezioni mattutine si svolgono giornalmente in maniera regolare con i propri professori, i quali assegnano compiti, interrogano, insomma svolgono il tutto come se si trovassero regolarmente in classe.
Per quanto mi riguarda sono una voce fuori dal coro, ma non per questo credo di dover passare in secondo piano. Purtroppo infatti posso solo testimoniare che da quando è iniziata questa emergenza, mia figlia, come tutti i suoi compagni di classe, al posto delle lezioni scolastiche, sembra segua le lezioni del paese dei balocchi.
Infatti, da quando sono state chiuse le scuole, i professori della classe di mia figlia, hanno temporeggiato un paio di settimane, comprensibili per organizzare la didattica a distanza, ma, conoscendo un poco la tecnologia, e tutti gli strumenti hardware e software ad oggi disponibili so benissimo che non ci vuole molto ad organizzare il tutto. Ad oggi, a distanza di un mese assisto ad una totale assenza di quegli professori, i quali svolgono in modo per niente assiduo le lezioni. Le stesse infatti si tengono nelle giornate di 1 (una) lezione a settimana e solo per un paio di materie. Per tutte le altre, i professori sono spariti nel nulla o quasi. Un giorno ho assistito ad una risposta di una professoressa che innervositasi per un equivoco di orario sovrapposto con altra lezione, ha esordito con i suoi alunni,in videolezione, con la seguente frase 'vabbè mi sono rotta, se volete fare lezione mi cercate voi'. Altri professori, e mi rifersico a materie fondamentali quali italiano e greco, adducono l’impossibilità di fare lezione per il fatto di non saper usare la piattaforma digitale.
Insomma caro professore, si può comprendere lo shock iniziale di passare da una versione di greco all’uso di zoom, ma mi vuole dire cosa c’è di difficile a fare una videochiamata con whatsapp, anche a piccoli gruppi?
Di quali difficoltà tecnologiche parliamo quando addirittura non riuscite ad organizzare e programmare un calendario di lezioni giornaliere? Dovremmo pensare, noi genitori che assistiamo a questo ulteriore fallimento della scuola italiana, che alcuni professori approfittino di questa situazione per anticipare le vacanze estive? Cari professori, vi rendete conto del danno che stanno subendo i nostri figli? Quale esempio si dà loro, quando soprattutto in momenti difficili come questi, bisogna dare ed osservare delle regole? Regole non solo per evitare il contagio da Coronavirus, ma per evitare il contagio di altri danni collaterali quale quello della mancanza di attenzione, concentrazione, formazione.
Non è questo un grave danno che si procura ai ragazzi negli anni della loro formazione umanistica di base, che li accompagnerà per tutta la vita? Perché procurare altri danni ai nostri figli?
Cari professori, visto che già la ministra si sta dando da fare per promuovere tutti, è troppo chiedervi di impegnarvi un pochino per cercare di programmare, e svolgere con l’uso della tecnologia, delle regolari lezioni quotidiane?".