Il porticciolo della Bandita, è davvero il fallimento di tutti?
Da anni come cittadino palermitano mi interrogo sullo stato di salute di questa città. Una città malata, sempre pronta ad alzarsi in qualsiasi momento per banchettare o per esibirsi. Una donna d’altri tempi, talmente bella da far perdere la testa a chiunque che per sbaglio abbia incrociato il suo sguardo. Non c’è un angolo di questa città che se ben ripulito dalla sua “luirdia” non possa diventare incantevole, una città che a mia memoria storica è da sempre stata un continuo cantiere a cielo aperto, nonostante che i tanto attesi risultati paradossalmente tardano sempre ad arrivare. Allora negli anni ho sempre cercato di indirizzare le mie energie sul concetto di impegno civico, sul cambiamento possibile, addossando grande responsabilità al cittadino poco sensibile o peggio ancora al “vaistasu”.
Ieri sono stato “folgorato sulla via per Damasco”, non mi chiamo di certo Paolo, ma finalmente dopo l’ennesima visita al porticciolo della Bandita, tutto mi è stato chiarito. Dopo anni che raccolgo storie di questo luogo, dopo eventi organizzati, politici di ogni forma e genere invitati, tutto è chiaro. Ha ragione la gente del posto, hanno ragione Pino piuttosto che Carmelo, pescatori della Bandita che giornalmente escono in barca per tentare di sbarcare il lunario. Forse questo luogo non interessa a nessuno, a poco sono servite le vite perse, qualche anno addietro, da dei giovani avvenenti pescatori. Questo luogo, come tanti altri di Palermo sono soltanto dei bacini elettorali e la gente della Bandita l’ha capito, ed è per questo che è stanca, che non lotta più, che non partecipa alle manifestazioni per loro organizzate. La gente è rassegnata, ma allo stesso tempo tra un “cuirnutu e un baciamo le mani”, va avanti, consapevole che ad ogni corsa elettorale verrà “ u zo vasa vasa” che elargirà promesse, dispensando tempi e benedizioni. E ‘mio modesto parere, che oggi più che mai questo luogo potrebbe diventare modello di cambiamento per questa città, il mare, per noi palermitani, dovrebbe essere il più grande datore di lavoro.
La Bandita e i suoi “sbannutari” sono stati svenduti a qualcuno o a qualcosa, il degrado e l’abbandono si sono sostituiti alla memoria di un territorio, le cui radici affondano a tradizioni pescherie, una vocazione nativa di questo luogo alla pesca e al possibile sviluppo turistico-culturale. Allora il ricordo deve diventare memoria e gli unici responsabili a questo processo (la classe politica) devono assumersi le proprie responsabilità dando delle reali e concrete risposte, dall'approfondimento sullo stato di salute del depuratore di acqua dei corsari, agli scarichi a celo aperto su questo tratto di costa, ai lavori di dragaggio e rifacimento dell’intera struttura della banchina portuale, servono progetti concreti studiati e sviluppati nel territorio. Sicuramente qualcosa prima o poi verrà fatto per questo luogo, rimango molto perplesso sul fatto che il politicante di turno sia disposto a rinunciare alla propria passerella elettorale, in fondo lo stato di bisogno e di necessità, rimarrà sempre il mezzo più semplice e veloce per potere spostare soldi ed altro.