Gli anziani di Palermo: i loro occhi sono la voce della memoria
Bastoni in legno massiccio, grandi occhi stanchi, mani vissute e capelli bianchi, alcuni andati via col tempo. Dietro le persiane osservano il via vai di gente, commentano le mode di oggi, un po' sconvolti, un po' indignati. Di certo, un tempo erano proibite certe cose ma i mesi, gli anni e i decenni passano e forse hanno anche ragione, certe tradizioni si disperdono a causa dei nuovi stili di vita. La vita per loro non è cambiata, continuano con i loro modi, usi e tradizioni e conservano con sé il vento dei ricordi. Troppo spesso dimenticati, gli anziani, sono un libro aperto che profuma di passato, di storie e aneddoti tutti da ascoltare.
Giri per Palermo e li osservi mentre giocano a carte, mentre aspettano seduti alle poste e poi ci sono loro, le nonne che aprono il borsellino e danno qualche "euri" ai nipotini. Potrai correggerli quanto vuoi ma rimarranno sempre "euri" al plurale! Una volta, mi soffermai con un' anziana di Palermo, a volte basta poco per "attaccare bottone", basta un cenno di sorriso. Capelli bianchi puntati da un fermaglio dorato, grandi occhi grigi dalle note dolci. Indossava degli abiti neri e si dondolava lì, in una sedia di legno fuori dalla sua persiana, nel centro storico di Palermo.
Mi chiese che facessi lì, se studiavo e mi fece dei complimenti; sin dal primo momento ho capito che fosse una donna vissuta piena di storie da raccontare. Mi raccontò il perché dei suoi abiti neri, il marito non era più con lei e indossare quei vestiti era il segno di un lutto che firmava nel cuore e nell' aspetto. Dal giorno della morte del marito, morì anche una parte di lei ma il suo animo, nel parlar con me, era vispo e allegro. Si soffermò a parlarmi della sua vita, dei valori saldi trasmessi alle due figlie, ormai all'estero con le rispettive famiglie. I suoi racconti hanno segnato quella mia giornata e non solo quella...
Tutta l' esperienza che vorrebbero lasciarci in dote, non viene ascoltata più. I loro occhi raccontano più delle loro parole, narrano gioie infinite e difficoltose guerre. Appartenenza e identità, due concetti racchiusi in quelle pupille grigie e profonde. Sono un gran bel libro aperto che non leggiamo più e che racconta più di quel che possiamo leggere noi nella realtà. Appare strano ma l' occhio degli anziani ha la capacità di vedere più di quello nostro. Infatti, diversi studi condotti dalla "Brown University" negli Usa, hanno testimoniato che con l' avanzare dell' età si perde il filtro che consente di selezionare le informazioni visive che arrivano al cervello e scartare quelle superflue.
Crediamo un po' di più alla saggezza degli anziani, sono maestri di vita, spesso dimenticati da un mondo che probabilmente ha bisogno delle vecchie radici, delle tradizioni.
CAROLINE CORMACI