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Giovedì, 18 Aprile 2024
Salute

Al Policlinico un ambulatorio per curare le leucemie in gravidanza: è il primo in Italia

Creato grazie a un contributo di diecimila euro dato da Federfarma Palermo all’Ail. L’iniziativa dopo il primo caso al mondo di parto e guarigione, avvenuto proprio in città, di una donna affetta dalla patologia

Nasce all’interno del reparto di Ematologia del Policlinico il primo ambulatorio d’Italia per la cura delle leucemie in gravidanza e in età fertile, grazie a un contributo di diecimila euro che Federfarma Palermo ha raccolto nella tradizionale cena natalizia di beneficenza e che ha assegnato quest’anno all’Ail (l’associazione italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieoloma).

L’iniziativa è scaturita dopo il primo caso al mondo di parto e guarigione avvenuto proprio a Palermo. Una donna di 32 anni, Marzia Mocera, affetta da una rara forma di leucemia che avrebbe comportato la necessità di abortire, invece, è stata protagonista di una doppia vittoria: curata presso il reparto del Policlinico, diretto da Sergio Siragusa, vicepresidente della Società italiana di Ematologia, è riuscita a dare alla luce il piccolo Andrea, che oggi ha sette mesi e mezzo, e proprio ieri ha avuto dichiarato dai medici la completa remissione della malattia. Tutto ciò dopo essersi sottoposta a una terapia sperimentale senza chemio messa a punto da un ematologo palermitano, Francesco Lo Coco dell’Università Tor Vergata di Roma. 

Scopre di avere la leucemia mentre è incinta: mamma e bimbo salvati con terapia innovativa | Video

Siragusa, che ieri sera ha ricevuto l’assegno dal presidente di Federfarma Palermo, Roberto Tobia, ha spiegato che “nel campo della leucemia Palermo è un’eccellenza nella cura e nell’assistenza così come tutti i reparti di ematologia d’Italia. Oggi siamo all’avanguardia, riusciamo a cronicizzare molti tumori e a consentire anche una qualità di vita soddisfacente. Il particolare caso della signora Mocera ci ha fatto capire l’importanza di avere una struttura dedicata alle gravidanze, perché è stata la prima volta in cui si è riusciti a pensare a due pazienti contemporaneamente: finora, infatti, si era potuto salvare o la mamma o il bambino. In generale, oggi il 70% dei malati di leucemia ce la fa – ha aggiunto Siragusa - , per cui fare viaggi della speranza da Palermo verso altri centri non ha più senso. Purtroppo c’è ancora un 30% di casi negativi, ed è grazie a contributi come questo di Federfarma Palermo che potremo sviluppare nuove ricerche per ridurre ulteriormente la mortalità”.

“A tutte le donne che stanno vivendo la mia esperienza – ha detto Marzia Mocera, a mo’ di testimonial di questa nuova terapia – dico di non avere paura, di fidarsi dei medici e di avere una forte determinazione a portare a termine la gravidanza. Quando ho saputo cosa mi stava capitando, il mio unico pensiero è stato quello di salvare il bambino. Se sono viva anch’io, lo devo alla mia volontà e alla bravura dei professori Siragusa e Lo Coco e di tutto il reparto. Quindi, sapere che adesso c’è anche un ambulatorio dedicato deve alimentare la speranza delle future mamme”.

“Uno di noi, Roberto Cerasola, purtroppo fa parte di quel 30% che non ce l’ha fatta – ha spiegato Roberto Tobia – . Per questo, quando abbiamo saputo del caso della signora Mocera, abbiamo ritenuto doveroso contribuire come categoria dei farmacisti a sostenere questo successo della ricerca e della medicina che è tutto palermitano. E questa sera è anche nata una collaborazione con l’Ail che  limenteremo costantemente, con varie iniziative, per la prevenzione e l’assistenza. Perché la farmacia non è solo un luogo di dispensazione di farmaci, ma è anche un presidio sanitario per l’ascolto e la condivisione delle sofferenze al fine di fornire consigli e assistenza, e oggi sempre più un servizio di prevenzione e di sostegno sociale”.

“Ringrazio Federfarma Palermo – ha concluso Pino Toro, delegato regionale dell’Ail – perché questo gesto ci aiuta a incrementare la nostra rete che si articola non solo nel sostegno alla ricerca, ai medici e ai malati, ma anche nelle case di accoglienza, nell’assistenza domiciliare e nel trasporto dei pazienti anziani”.

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