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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Scontro Corte dei conti-Musumeci: "Parole infamanti", "Le istituzioni si rispettano tutte"

Il governatore aveva criticato i magistrati che hanno redatto la relazione sul Documento di economia e finanza regionale, rilevando la presenza di un ex assessore della Giunta Orlando (Luciano Abbonato). Savagnone: "Sgradevole tentativo di delegittimazione". La replica: "Un equivoco"

Scontro al vetriolo tra Luciana Savagnone, presidente della Sezione di controllo della Corte dei conti, e il governatore dell'Isola Nello Musumeci. Alla base del botta e risposta, la relazione della Corte sul Defr e la relativa nota di aggiornamento, discussa nel corso di una audizione in commissione Bilancio all'Ars. Il governatore aveva sottolineato la presenza di un consigliere tra i relatori che ha fatto parte della Giunta Orlando. Il riferimento, neanche tanto velato, era a Luciano Abbonato.

"Ho letto con stupore e indignazione le dichiarazioni rese dal presidente Musumeci nel corso di un'intervista in cui afferma per ben due volte "mi rifiuto di esprimere valutazioni sulla Corte dei conti" e si lascia andare, subito dopo, a considerazioni che insinuano dubbi sulla correttezza dell'operato di un consigliere della sezione regionale di controllo, il quale non sarebbe "al di sopra di ogni sospetto" per essere stato un ex assessore di una Giunta di centrosinistra nel Comune di Palermo", afferma Savagnone in una lunga nota, che replica all'intervista rilasciata dal presidente della Regione al quotidiano "La Sicilia".

"Tengo anzitutto a precisare - dichiara Savagnone - che le illazioni e le infamanti affermazioni, se pur dirette al collega, sono di fatto rivolte all'intera sezione di controllo che mi onoro di presiedere, visto che il contenuto di ogni deliberazione viene discusso ed approvato in Camera di consiglio ed il successivo elaborato scritto porta la firma di ciascun magistrato relatore-istruttore e, naturalmente, la mia, quale presidente della sezione. Il presidente Musumeci, quindi, ove avesse voluto lamentare che le deliberazioni emesse dalla sezione fossero frutto di motivazioni diverse da quelle convenienti ad un organo magistratuale, imparziale ed estraneo alle logiche politiche, avrebbe dovuto rivolgere le sue critiche direttamente a me".

Nel dettaglio, Savagnone precisa che "si tratta di un parere, chiesto espressamente dalla commissione Bilancio dell'Ars, sul Defr, documento contabile che, come noto, non è direttamente sottoposto al controllo, se non su richiesta dell'amministrazione. La sezione di controllo, dopo un esame approfondito sul suo contenuto, ha svolto una attività istruttoria documentale e convocato, altresì, i dirigenti generali della regione in adunanza, alla quale anche l'assessore al Bilancio era invitato a partecipare".

"L’insofferenza del presidente Musumeci - prosegue Savagnone - in merito alle definitive conclusioni adottate della Sezione del controllo su alcune delle problematiche affrontate, non tiene, quindi, in debito conto che gli era stata offerta ogni possibilità di esprimere le sue valutazioni sul contenuto del documento contabile in esame. Invero, nessuna smentita o rettifica sul merito delle osservazioni è stata udita, ma soltanto uno sgradevole tentativo di delegittimazione di un collegio e di un magistrato che con la massima onestà intellettuale, ha svolto e svolge con onore le sue funzioni.

Musumeci risponde a muso duro: "Dal tenore della nota della presidente Savagnone comprendo che ella è insorta in uno sgradevole equivoco. Nel dire che non intendo esprimere apprezzamenti sulla Corte appariva chiaro che intendevo ribadire un concetto che mi è molto caro: le magistrature e le loro decisioni non si giudicano, ma si rispettano. Quanto al resto, penso sia mio diritto sostenere, come ho sostenuto, che esistono profili di opportunità indiscutibili di cui tutti, come la politica, dovrebbero tenere conto. In questo senso, mi stupisce molto che si sia voluta intendere la mia dichiarazione come un attacco alla Corte. Nessuno ha bisogno di insegnarmi che le istituzioni pubbliche si rispettano. E si rispettano tutte anche quelle espresse dal voto popolare".

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