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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Referendum, Palermo capitale dei No: "Atto di amore per la Costituzione"

Per la politica italiana è l'inizio di una nuova fase, la palla passa a Sergio Mattarella. Un dato curioso: la percentuale più netta dei "No", tra i capoluoghi, arriva proprio da Palermo

Vince, anzi stravince il No, che sfiora il 60%. E per la politica italiana oggi è, ancora una volta, il giorno zero. E spicca un dato: la percentuale più netta dei "No", tra i capoluoghi, arriva proprio da Palermo. Termina dopo 1.017 giorni il governo di Matteo Renzi, che proprio a Palermo aveva cercato di raccogliere gli ultimi sì, chiudendo in Sicilia la sua lunga campagna elettorale. Arrivato a palazzo Chigi sull'onda della vittoria nelle primarie Pd, lascia travolto da una vittoria "straordinariamente netta" del No al referendum confermativo sulla riforma costituzionale cui aveva legato il suo destino politico. Adesso si apre la partita più incerta, quella sulla legge elettorale: andare subito al voto o fare prima una nuova legge? La palla passa a Sergio Mattarella.

RENZI SI COMMUOVE MENTRE ANNUNCIA LE DIMISSIONI - VIDEO

In totale nella città di Palermo hanno votato 298.547 persone (su 469.011 aventi diritto) con una percentuale dei votanti pari al 55.73 %. "Da Palermo è arrivato un vero atto di amore per la Costituzione - ha commentato il sindaco Leoluca Orlando -. La alta affluenza e i numeri della vittoria del No confermano come gli italiani abbiano compreso l'importanza di difendere la Costituzione e la contrarietà del popolo a stravolgimenti a colpi di risicate maggioranze. La sconfitta del Pd e dei suoi cespugli, come quella di Renzi deriva da un tentativo goffo di mascherare uno stravolgimento di alcuni valori importanti della Costituzione, fra cui il rapporto fra lo Stato da un lato e Regioni e Comuni dall'altro, dietro slogan vuoti e mistificazioni. Da Palermo, con oltre il 72% di No, viene il risultato più netto fra i capoluoghi: un vero atto di amore per la Costituzione".

Intanto va via "senza rimorsi" Renzi convinto di aver "fatto tutto quello che era possibile fare in questa fase". E sintetizza in una battuta: "Volevo tagliare le poltrone, non ce l'ho fatta, la poltrona che salta è la mia". Perché, rivendica anche nel momento più difficile della sua carriera politica, e assumendosi la piena responsabilità della sconfitta, "io non sono come gli altri: nella politica italiana non perde mai nessuno, io sono diverso, ho perso e lo dico a voce alta anche se con il nodo in gola". E allora oggi pomeriggio (è il timing illustrato dallo stesso Renzi e preannunciato a Sergio Mattarella in una telefonata prima di mostrarsi alla stampa) sarà convocato l'ultimo Cdm del Renzi I, e poi al Colle, per rassegnare le dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Cui spetteranno poi le decisioni successive, sapendo che "l'Italia può contare sulla sui guida sicura e salda". Nel frattempo che la "crisi al buio" - come la definì in ipotesi qualche giorno fa - trovi una soluzione, il governo "sarà al lavoro per completare l'iter di una buona legge di Stabilità e assicurare massimo impegno ai territori colpiti dal terremoto".

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