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Il New York Times sulla Sicilia: “Si teme diventi la Grecia d’Italia”

Intanto il governatore Lombardo, alla vigilia del vertice con il premier Monti, conferma che dovrebbe dimettersi il 31 luglio, usando il condizionale "perchè siamo nelle mani di Dio"

Il “caso” Sicilia sbarca oltreoceano. Anche il New York Times in questi giorni si sta occupando dei problemi di bilancio siciliani, essendoci “il rischio che molti temono che la Sicilia diventi la Grecia d'Italia”. E’ quanto riporta il quotidiano newyorkese, che venerdì scorso ha intervistato il presidente della Regione, Raffaele Lombardo. "La Sicilia è in difficoltà, ma l'Italia è in difficoltà", ha affermato il governatore, sottolineando che la Sicilia è "a rischio default perché l'Italia è a rischio default”, aggiungendo anche che l’agenzia di rating Moody’s “colloca la Sicilia allo stesso livello del Veneto”.

Intanto il governatore ribadisce la volontà di dimettersi il 31 luglio, ma a Radio 24 spiega un po' sibillino: "E' una volontà che ho espresso cento volte, che annuncerò in Assemblea regionale il 31 luglio e che dovrebbe portarci alle elezioni il 28 e il 29 ottobre. Uso il condizionale perchè siamo nelle mani di Dio, io sono credente... Mettiamo che mi succeda qualcosa prima, allora in questo caso le elezioni vengono ulteriormente anticipate". E l’ipotesi di un commissario in Sicilia? “Sarebbe illecito, non sta né in cielo né in terra”, ha risposto il governatore Raffaele Lombardo, ospite della trasmissione “24 Mattino”. “L'idea di un commissario - ha aggiunto - sarebbe illegittima, sarebbe un capriccio per volere assecondare alcune forze politiche e mi riferisco all'Udc che non vede l'ora di rimettere mano sulla Sicilia. Se ci fossero le condizioni sarei il primo a invocarlo. Ma siccome sul piano politico e morale abbiamo fatto il nostro dovere fino in fondo e questo Monti lo sa e glielo dirò, non starebbe né in cielo né in terra”.

DOMANI VERTICE A PALAZZO CHIGI. Sui temi che martedì affronterà col presidente del Consiglio Monti, Lombardo ha aggiunto: “Dirò a Monti che sebbene la situazione sia difficile, i nostri conti tengono. Abbiamo un debito di 6 miliardi a fronte di un Pil di 80 miliardi, abbiamo un debito che pesa per il 7% sul Pil, quello dell'Italia pesa per il 120%. Il vero problema per noi è quello della liquidità, avere il contante per pagare i fornitori. Ci è dovuto un miliardo di euro, spero che arrivino. Abbiamo prospettato di lavorare perché in un arco di tempo ragionevole, direi tre più tre anni, si possa uscire da questa situazione di crisi”.

RATING SICILIANO. Lombardo non si è detto preoccupato per il fatto che Standard and Poor's abbia deciso di sospendere il giudizio sui conti della Regione: “Questo - ha detto - è il frutto della campagna di aggressione contro la Sicilia. Se si diffonde la voce che un padre di famiglia stia fallendo o è fallito, una banca sicuramente non fa credito ed è quello che rischiamo per la Regione”. A tal proposito, nei giorni scorsi Lombardo ha annunciato l’intenzione di chiedere danni per un miliardo di euro ai due giornali Libero e Il Giornale, colpevoli a suo dire di aver danneggiato l'immagine dell'isola. “Un miliardo a testa o 500 milioni a testa – spiega - questo è poco significativo. Queste campagne oltre a nuocere alla Sicilia fanno male all'Italia, come si vede”.
 

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