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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Infermieri a partita Iva, primo sì in Senato alla norma contro il falso lavoro autonomo

Il testo vuole definire in maniera certa quelli che sono i rapporti di lavoro subordinato e il trattamento economico. Salvo Vaccaro, vicesegretario nazionale del Nursind: "Adesso anche la politica è intervenuta con un contributo fattivo per regolamentare il settore"

La commissione Lavoro del Senato, guidata da Nunzia Catalfo, ha varato un disegno di legge per garantire maggiori tutele ai lavoratori della sanità a partita Iva. Nella sanità siciliana è sempre più dilagante il ricorso a infermieri a partita Iva. Il Nursind si era scagliato contro i presunti abusi e per favorire questo personale, che viene inserito nella turnistica a copertura dei vuoti d’organico così come il personale a tempo determinato o indeterminato ma con rapporto di lavoro subordinato, una sorta di “escamotage utilizzato per assumere personale flessibile per motivazioni che non ci appaiono chiare”. 

Tra le aziende segnalate ci sono il Civico di Palermo sia nei reparti sia al Sues 118. La norma vuole dunque contrastare il falso lavoro autonomo “definendo in maniera certa – si legge nell’introduzione – e uguale per tutti, quelli che sono i rapporti di lavoro subordinato e il trattamento economico, attraverso l’obbligo che non sia inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative”. 

Per Salvo Vaccaro, vicesegretario nazionale del Nursind e alla guida della segreteria territoriale di Catania, “questa norma è un altro tassello che si aggiunge alla nostra battaglia per i diritti dei lavoratori. Dopo l’intervento dell’assessorato al Lavoro che ha disposto ispezioni negli ospedali per contrastare eventuali abusi, adesso anche la politica è intervenuta con un contributo fattivo per regolamentare un settore che rischia invece di penalizzare fortemente gli infermieri”. Nel dettaglio, la norma considera “prestatore di lavoro subordinato chiunque si obblighi, mediante retribuzione, a collaborare nell’impresa, prestando il proprio lavoro intellettuale o manuale, alle dipendenze e secondo le direttive, almeno di massima, dell’imprenditore, anche nei casi nei quali non vi sia la predeterminazione di un orario di lavoro e il prestatore sia libero di accettare la singola prestazione richiesta, se vi sia la destinazione al datore di lavoro del risultato della prestazione e se l’organizzazione alla quale viene destinata la prestazione non sia la propria ma del datore di lavoro”. Dunque vengono introdotti paletti più rigidi per il ricorso al lavoro autonomo. E soprattutto dal punto di vista economico, si stabilisce che debba essere “proporzionato alla quantità e qualità del lavoro prestato e comunque non inferiore ai minimi previsti dal contratto collettivo applicabile all’attività prestata”.

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