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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

"Disabili dimenticati, clientelismo e flop partecipate": Corte dei conti bacchetta la Regione

Inaugurato l'anno giudiziario della Corte dei Conti. Dalle relazioni dei magistrati emerge un quadro a luci e ombre. La denuncia del procuratore regionale Gianluca Albo: "Un insidioso fenomeno è quello della metabolizzazione dell’atto illecito"

"Gravissimi episodi di sperpero di denaro pubblico sono avvenuti nell’ambito dell’assistenza pubblica ai disabili, in cui le necessità finanziate costituiscono vere e proprie emergenze cui fare fronte per assicurare una migliore qualità della vita ai soggetti assistiti, che, oltre a dovere sopportare le gravissime patologie da cui sono affetti, si trovano spesso in condizioni di estremo disagio esistenziale. Si tratta di un settore che troppo spesso ha subìto la disattenzione della politica e ha sofferto enormemente per la carenza di risorse economiche". L'accusa arriva dal presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, Luciana Savagnone, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. In particolare vengono citati i casi Iridas (Istituto regionale per l’integrazione dei diversamente abili di Sicilia) e l’Aias (Associazione italiana assistenza agli spastici), "i cui organi preposti all’amministrazione hanno utilizzato a fini personali le risorse economiche messe a disposizione per la assistenza". "Abbiamo assistito - si legge nella relazione - a una sostanziale inerzia
dell’amministrazione danneggiata, rappresentata dall'Asp di Palermo, che, procedendo all’erogazione di ingentissime somme di denaro, avrebbe dovuto controllare il loro corretto utilizzo, unitamente all’organo di vigilanza, costituito dall’assessorato regionale della Sanità".

Nella sua relazione, Savagnone sottolinea la grave carenza di organico patita dalla Corte, dovuta a una scopertura di 6 magistrati su 13, pari al 42,8%. "Una percentuale di scopertura - si legge nella relazione - superiore a quella media, rilevata per altri uffici della Corte dei Conti". Per contro, la giacenza iniziale al primo gennaio 2017 era di 93 giudizi di responsabilità, 101 giudizi di conto, 6 giudizi di istanza di parte e 57 istanze di resa di conto. Nel corso del 2017 sono pervenuti 106 atti di citazione, 21 giudizi di conto, 5 ricorsi a distanza di parte e 12 istanze di resa di conto". Sono state 105 le sentenze di condanna pronunciate e 7 quelle di assoluzione. 

Altro tema toccato è quello delle condanne per danno erariale a carico di amministratori e dipendenti pubblici. I danni accertati nel 2017 - con 107 sentenze - ammontano a 14 milioni e 365.800 euro, il doppio dell'anno precedente. La parte del leone la fanno Regione e enti locali che ricaveranno dalle sentenze della Corte oltre dieci milioni di euro. Allo Stato andranno 3 milioni e 4221 mila euro, alle aziende sanitarie oltre 888 mila euro. Le irregolarità più ricorrenti riguardano la gestione e l'impiego di contributi comunitari all'imprenditoria e all'agricoltura, lo spreco di risorse a volte concesse a soggetti privi dei requisiti previsti dalla legge, l'attribuzione di incarichi a "esperti" e consulenti, assunzioni illegittime e pagamenti ai dipendenti di emolumenti non dovuti. Varie le condanne per danno all'immagine.

Il procuratore regionale presso la Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti Gianluca Albo, pone invece l'accento sulle "ombre" nella gestione delle risorse pubbliche. "Un insidioso fenomeno che caratterizza la gestione delle risorse in Sicilia, ma, non dubito, anche altrove, è quello della metabolizzazione dell’atto illecito - scrive nella sua relazione - . In sostanza, la condotta amministrativa vietata ma non immediatamente perseguita viene reiterata nel tempo divenendo prassi amministrativa ove la percezione di illiceità si affievolisce sempre di più nel tempo, tanto poi da suscitare addirittura sorpresa (o simulazione di sorpresa) l’intervento della Procura contabile volto a
reintegrare le conseguenze della condotta illecita. Ipotesi emblematica al riguardo è la vicenda dei milioni di euro con disinvoltura elargiti extrabudget agli enti di formazione professionale. Un approccio serio e sereno con la sana gestione finanziaria delle risorse siciliane non può, quindi, prescindere da una convinta adesione ai principi di legalità e ragionevolezza, presidi democratici imprescindibili, sia nella fase di indirizzo politico che nella fase di gestione delle risorse pubbliche. In questa ottica, va da sé, non possono ipotizzarsi deroghe riconducibili all’autonomia statutaria o parlamentare".

Altro problema sottolineato da Albo è l'incapacità della Regione di "riscuotere i suoi crediti, specie quelli che derivano dalle sentenze di condanna per responsabilità di funzionari e dipendenti. E in qualche caso non riesce a incassare per intero le somme dovute dalle società di riscossione".  Il caso più eclatante è quello di Riscossione Sicilia segnalato alla Corte dal ragioniere generale della Regione, Giovanni Bologna. A conti fatti, mancano all'appello 68 milioni e 500 mila euro. Ma la cifra complessiva è superiore perché lo stesso agente di riscossione non è "particolarmente efficace" nel recupero delle somme dovute da funzionari e dirigenti regionali condannati a cospicui risarcimenti per responsabilità amministrative o per danno d'immagine. Poi ci sono i mancati introiti degli enti locali che non sono molto solerti a incamerare gli oneri dovuti per abusi edilizi. In qualche caso i crediti sono stati bruciati dalle prescrizioni oppure dai buchi creati dalle società di riscossione. 

Altre note dolenti secondo Albo, "la problematica del ciclo di gestione dei rifiuti, tunnel allo stato cieco, di sovrapposizione normativa, avvicendamento di emergenze e intreccio di competenze" e la gestione del personale. Questo è ritenuto "uno dei punti più deboli
dell’amministrazione regionale perché fisiologicamente esposto ai desiderata politici di assegnare alla selezione fiduciaria ambiti ben più ampi di quelli rigorosi e di stretta interpretazione previsti dal legislatore. Il ricorso a consulenti esterni deve essere necessario e limitato a compiti non gestibili con le professionalità interne della struttura amministrativa".

Viene invece definito "rovinoso" per il bilancio regionale il sistema delle società partecipate, "alcune delle quali - sottolinea Albo - esposte a contenziosi milionari (si pensi a Sicilia Digitale, già Sicilia eServizi) o finite in liquidazione (Multiservizi) con contenziosi dei lavoratori che ribaltano sulla Regione le proprie pretese sulla base di presunti crediti della società nei confronti della Regione. L’infausta proliferazione di società in house, spesso non strutturate e prive di reali piani industriali, è risultata fonte di contenziosi con i lavoratori con rivendicazioni complessivamente milionarie e di diritti creati non dal 'diritto' ma dal reclutamento clientelare; dovrebbe, ormai, essere chiara la illiceità del
modello in house inteso quale serbatoio di personale e pretesto per affidamenti svincolati dall’evidenza pubblica".

Nonostante ciò, secondo quanto afferma Maurizio Graffeo, presidente della sezione di controllo della Corte dei Conti, a margine dell'inaugurazione "la situazione dei conti della Regione non è allarmistica. Ancora - ha sottolineato - non abbiamo i dati di preconsuntivo, ma io non sarei né allarmista né pessimista. Tra un paio di mesi, ad aprile, potremmo essere più precisi. Certo, si tratta di un lavoro che dovrà essere svolto da un nuovo governo, da una nuova amministrazione che deve riprendere tutto daccapo e impostare le politiche future; non è un lavoro semplice. L'allarme di un ente pubblico è la cassa. Se in cassa non ci sono problemi, possiamo dire che non sta benissimo ma non c'è rischio di default". 

"Mi convinco sempre di più - commenta il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci - della necessità di dover ripristinare in Sicilia un organo di controllo sull'attività degli enti pubblici. Tutto questo servirebbe essenzialmente agli amministratori e costituirebbe una garanzia per chi è chiamato a svolgere ruoli di responsabilità pubblica. Il frequente ricorso alla magistratura penale, alla magistratura del lavoro, alla magistratura contabile e amministrativa dimostra come la funzione del controllo preventiva essenzialmente sia non più rinviabile. Su questo tema dovrò confrontarmi con altri organi istituzionali e non escludo la preparazione di un disegno di legge che possa reintrodurre organismi agili, snelli certamente di controllo sugli atti di enti locali senza appesantire il processo, le procedure ordinarie che invece debbono essere assolutamente accelerate senza incontrare alcuno ostacolo".

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