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Regionali Sicilia 2017

Impresentabili, hater, gaffe e pasta con le sarde: Regionali, più polemiche che programmi

L'analisi e il bilancio della campagna elettorale a quattro giorni di distanza dal voto. Le ricette messe in campo per rilanciare la Sicilia offuscate dalle alchimie politiche e dagli intrighi. Chi dei nostri eroi - Musumeci, Cancelleri, Micari, Fava e La Rosa - riuscirà a convincere gli indecisi?

Le polemiche hanno surclassato i programmi in questa lunga campagna elettorale, che culminerà con il voto di domenica. Le ricette messe in campo - si fa per dire - per rilanciare la Sicilia offuscate dalle alchimie politiche e dagli intrighi, tra impresentabili e hater. 

In principio fu il laboratorio politico, clichè quanto mai abusato, e tutti giù a dire che il voto in Sicilia avrà senza dubbio effetti sulle prossime elezioni nazionali con i tg delle reti ammiraglie scatenati. La "partita" è di quelle decisive. Vero, verissimo. Ma ci saremmo aspettati di più, se non altro perché la percentuale di chi alle urne non si vuole recare resta ancorata a valori altissimi. I sondaggisti prevedono che metà degli aventi diritto non andrà a votare.

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Chi dei nostri eroi - Musumeci, Cancelleri, Micari, Fava e La Rosa - riuscirà a convincere gli indecisi? Dove si sposterà l'ago della bilancia? Riuscirà il candidato vincente ad avere la maggioranza all'Ars? O come trapela da più parti (ma ufficialmente viene smentito), pur di mettere in fuorigioco il M5S, il Pd renziano andrebbe in soccorso del centrodestra? Una sorta di "pasta con le sarde" per garantire la governabilità, che anticiperebbe il Nazareno-bis: l'asse Renzi-Berlusconi che si vocifera a livello nazionale.

Di certo non è sui contenuti che si è polarizzato il dibattito politico. Facciamo qualche passo indietro. Comporre il puzzle delle coalizioni non è stato facile. Non senza difficoltà il centrodestra si è compattato attorno a Nello Musumeci: da Forza Italia a Noi con Salvini, passando per Fratelli d'Italia tutti assieme all'ex presidente della Provincia di Catania. C'è chi ha dovuto ingoiare qualche boccone amaro - leggasi Miccichè e Armao (quest'ultimo escluso dal listino) - e chi ha scelto di cambiare casacca per essere in pole position per un posto all'Ars.

Il centrosinistra si presenta spaccato: Micari da un lato, Fava dall'altro. Il sogno del campo largo e del "modello Palermo", tanto auspicato dal sindaco Leoluca Orlando, è naufragato. La coalizione a trazione Pd porta avanti un candidato, Micari, voluto da Orlando con l'ok di Roma. Renzi però si è tenuto distante dalla Sicilia, per far comprendere che trattasi di scelta locale ed attutire il colpo in caso di sconfitta. Orlando, da presidente dell'Anci Sicilia, non è riuscito a presentare la sua lista dei Territori. E dopo aver denunciato lo stato di calamità istituzionale della Regione a guida Crocetta si è aggregato al governatore uscente. Saro, per amor di patria, è andato in soccorso del suo principale detrattore. Ma alla fine è stato tagliato fuori, per la ricusazione della lista in provincia di Messina: unico collegio dove era candidato.

Fava, che non ha lesinato critiche al Pd, e con Alfano non ha voluto fare nessuna alleanza potrebbe far valere la sua maggiore notorietà rispetto a Micari. Ma non ditelo allo staff del rettore. Dettagli. Forse. Fava non è sostenuto solo dai compagni comunisti, ma dai tanti che a sinistra sono in disaccordo con la politica di Renzi e con la candidatura di Micari. Basterà?

Centrodestra, centrosinistra e sinistra se la vedranno con il Movimento Cinque Stelle. I grillini sono il vero spauracchio dei partiti tradizionali. Cancelleri, Di Maio e soprattutto Beppe Grillo hanno riempito le piazze. Sondaggi alla mano, Cancelleri se la dovrebbe giocare con Musumeci. Lo fa con una sola lista, che però ha incassato il sostegno dei candidati esclusi (Busalacchi e Pinsone). Quella del M5S è stata una campagna di alti e bassi, di colpi ad effetto e di gaffe. Ma anche di veri e propri scivoloni, come quelli che nelle ultime ore hanno visto protagonista l'assessore designato all'Energia, Angelo Parisi, definito da più parti hater: ovvero utente dei social network che diffonde odio. 

Last but not least, l'avvocato Roberto La Rosa: candidato del movimento indipendentista Siciliani Liberi. Strenuo difensore dello Statuto, nemico giurato dello Stato centralista che sottrae risorse economiche alla Sicilia, La Rosa ha condotto una battaglia orgogliosa. Orgoglio che lo ha portato a dichiarare: "Se diventassi governatore darei asilo politico a Puidgemont, assolutamente si, anzi glielo darei sin da ora, perché noi siamo solidali coi catalani, che come noi stanno portando avanti una lotta per l’indipendenza col metodo gandhiano".

E i programmi? Ambiente, lavoro, turismo, infrastrutture e rifiuti i temi caldi trattati. Con idee non proprio omogenee, anche se in alcuni casi convergenti tra i cinque candidati. I contenuti però sono stati sovrastati in mezzo a tanto chiasso. Alzi la mano chi si è fatto un'idea chiara delle varie proposte politiche.

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