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Elezioni comunali 2012

Elezioni comunali 2012, Orlando: "Ridurrò i costi della Tarsu"

Intervista di PalermoToday al candidato sindaco Idv. "Ballottaggio? Vincerò a primo turno". Sulla Gesip: "Bisogna metterli nelle condizioni di lavorare. E sono pronto a licenziare chi non lo farà"

Esperienza e competenza. Sono questi i temi più ricorrenti di Leoluca Orlando, candidato sindaco di Italia dei Valori, Federzione della Sinistra e Verdi, nel corso dell’intervista rilasciata a PalermoToday. Senza lasciar spazio a “polemiche da pollaio” con altri candidati a sindaco. Sicuro di riuscire a vincere già al primo turno – “Ballottaggio? Perché ci sarà?” – Orlando propone le sue idee per risolvere alcune tra le emergenze della città, dalla “gestione stralcio” per l’Amia, tracciando una linea tra passato e futuro, ad un piano di utilizzo sulla base delle competenze per la Gesip. E ancora dei veri e propri quartieri pedonali e aree virtuose per ridurre i costi della Tarsu. E lancia una “città nella città con un patrimonio ambientale straordinario” che comprenda la Favorita, Montepellegrino e tutti i quartieri della zona. Un “usato sicuro” si definisce Orlando, pronto a mettere a disposizione dei palermitani tutta la sua esperienza internazionale. Con tanto di invito già formulato al segretario di Stato americano, Hillary Clinton, per tornare a visitare la città. Ovviamente con lui sindaco.

Una campagna elettorale dai toni sempre più aspri. Diversi candidati l’hanno attaccata. Miccichè riferendosi allo slogan 'Orlando il Sindaco lo sa fare' ha detto: "Altro che Sindaco, non sa fare niente". Perchè ce l'hanno tutti con lei?
“Avete trovato una mia sola parola al riguardo? Nessuna. Credo che la situazione palermitana sia talmente grave e seria che sia necessario proporre risposte per i problemi della città. Piuttosto che fare polemiche da pollaio preferisco rispondere con un sorriso. Meriterebbe una risata ma preferisco un sorriso”.

E alle accuse che le ha fatto Fabrizio Ferrandelli, sostenendo che lei lo copia?
“Non replico nemmeno a lui. Dobbiamo renderci conto che stiamo parlando del sindaco della quinta città d'Italia: una città con l'amministrazione allo sfascio , con dei bilanci da azienda fallita, che non è più attraente e non per i turisti ma per i palermitani stessi e che ha subito dieci anni di scippi. Ho guardato i bilanci del Comune e non ho trovato una grande rapina ma tanti scippi fatti derivanti da incompetenza, sciatteria, clientelismo e logiche di appartenenza che  hanno portato la città e l'amministrazione al fallimento. Credo che davanti a questa situazione occorra un senso di responsabilità”.

Ma, almeno in caso di ballottaggio, c’è la possibilità di vedere compatto il centrosinistra a Palermo?
“Ballottaggio? Perché, ci sarà un ballottaggio?”

Poniamola come ipotesi.
“Il problema non esiste perchè io al ballottaggio voterò Orlando”.

Le prossime elezioni non cancelleranno con un colpo di spugna i problemi amministrativi che la città si porta dietro. Come intende agire per risolvere le tante emergenze del territorio?
“La prima cosa che farò sarà occuparmi della macchina comunale. Ho scelto un buon assessore al personale, cioè io stesso, proprio perchè voglio rispondere personalmente della macchina comunale del suo funzionamento, che risolverebbe già la metà dei problemi.  Poi è fondamentale privilegiare la logica della competenza: gli incarichi dirigenziali in questi anni sono stati assegnati in base all’appartenenza politica. Io voglio che un dipendente comunale si senta orgoglioso di far parte di un'amministrazione che risolve i problemi della città. Lo stesso discorso vale per i cittadini che se  non avranno risposte adeguate dalla macchina comunale dovranno prendersela con me, non con un responsabile di un delegato di un altro delegato. Io ci metto la faccia”.  

Veniamo al capitolo delle partecipate. Come pensa di fare per trasformarle in aziende produttive?
“Dieci anni fa erano aziende che producevano degli utili. L’Amia per esempio, che è quella in maggiore difficoltà, quando lasciai l'incarico di sindaco aveva 96 miliardi di lire in titoli di Stato accantonati come un tesoretto e adesso si trova nelle condizioni che tutti conosciamo. Oggi dobbiamo coniugare emergenza e progetto: se affrontiamo soltanto l'emergenza, fra cinque anni saremo nuovamente in emergenza e avremo sprecato risorse e interventi. E’ necessario intervenire  separando il passato dal futuro e la soluzione si chiama gestione stralcio, distinguendo il morto dal vivo e nominando amministratori competenti con l’incarico di portare l’azienda a produrre utili”.

Ha già in mente qualche nome?
“L’unica garanzia che posso dare è che saranno persone di altissimo livello e competenza. Quando un'azienda è in difficoltà ci sono tre possibili soluzioni: farla fallire, licenziare il personale o aumentare la produttività. La mia scelta è di aumentare la produttività”.

Senza toccare i posti di lavoro?
“Forse non è chiaro che quando riusciremo ad aumentare la produttività forse parleremo anche di effettuare nuove assunzioni per adeguare i servizi ad una città di un milione di abitanti. No scusate,  di un milione e mezzo visto che questa è forse l'ultima volta che si elegge il sindaco di Palermo, dopo le riforme  che prevedono la “città metropolitana”. Quindi la prossima volta avremo il sindaco della Palermo “larga” e bisogna cominciare a pensare ad aziende e servizi per un'area ancora più vasta, senza caricare tutto sul tessuto urbano di Palermo”.

Uno degli argomenti più controversi in questa campagna elettorale riguarda le gestione della Gesip, di cui qualcuno le addossa la paternità. Come stanno le cose? E come si muoverà in tal senso?
“Il problema della Gesip è che ci sono oltre 1700 lavoratori che non sono trattati come lavoratori. Non sono precari perché hanno un contratto a tempo indeterminato che gli dà la garanzia del lavoro ma non si organizza il loro lavoro.  E’ sempre un problema di competenza:  tra i lavoratori della Gesip ci sono elettricisti che fanno giardinieri, idraulici che fanno gli elettricisti non si è mai fatto un monitoraggio di quello che sanno fare. Sono stati considerati una massa di manovra indistinta. La prima cosa da fare è il piano di utilizzo per questo personale, devono lavorare sulla base delle competenze. E’ evidente che se un operaio della Gesip viene utilizzato come skipper non puoi chiedere ad un altro operaio di lavorare perché ti risponde ‘senti chi parla’. E’ il famoso pesce che puzza dalla testa: un'azienda ha bisogno di avere ad esempi virtuosi dal vertice. Una volta messa a posto la questione poi, dovranno lavorare sodo: se qualcuno non lavorerà dopo essere stato messo  nelle condizioni di farlo,  vorrà dire che finirò sulla prima pagina del New York Times per aver licenziato un dipendente della Gesip perché non lavorava. Le vicende che hanno portato alla formazione della Gesip poi, sono molto chiare: è nata nel 2001, con delibera del Commissario straordinario Sero, otto giorni prima che si insediasse Cammarata e undici mesi dopo che ho smesso di fare il sindaco. Gli Lsu, invece, che qualcuno definisce 'figli di Orlando', erano interamente a carico dello Stato e assunti tramite ufficio di collocamento, come previsto dalla legge. Niente a che vedere con quanto accaduto successivamente con l'acquisizione da parte del Comune del 100% delle quote della Gesip e l'assunzione per chiamata diretta di circa altri 600 lavoratori".

Ma perché i palermitani dovrebbero (ri)sceglierla come sindaco?
“Perché rappresento l'usato sicuro,  ho contemporaneamente la consapevolezza dei problemi concreti (faccio anche l'assessore al personale) e ho chiaro il concetto di mettere in movimento la città di Palermo. Farla tornare nei circuiti nazionali e internazionali. A proposito, ho anche scritto ieri mattina una lettera ad Hillary Clinton per invitarla a tornare in città, quando sarà sindaco. La città non è più bella come una volta, il palermitano non è più attratto dalle bellezze della città, neanche le vede più in mezzo a disordine, sporcizia e traffico. E mancano  vaste zone pedonali”.

Che progetti ha a proposito delle zone pedonali?
"Bisogna realizzare numero elevatissimo di centri commerciali naturali. Naturali eh? Sia ben chiaro. Come la Vucciria, il Capo, via Montalbo o Ballarò. Serve una convenzione fra l'amministrazione e commercianti e residenti per chiudere un intero comparto urbanistico. Poi, per esempio, all’interno si stabilisce di fare la raccolta differenziata dei rifiuti e si può pensare a dimezzare la Tarsu, che non è altro che la tariffa del costo del servizio: se tu sei virtuoso posso farti pagare di meno”.

E in quanto tempo si potrebbe diminuire il costo della Tarsu per le aree virtuose?
“Le zone pedonali si possono realizzare entro un anno. Poi occorre combattere l'evasione fiscale della Tarsu affinché la paghino tutti, dopodiché bisogna dividere la città in zone virtuose ed eventualmente non virtuose. Per quelle virtuose i costi potrebbero ridursi veramente al minimo”.

Tra le cose che ha fatto quando era sindaco, qual è quella di cui va più orgoglioso?
“Avere rotto con la logica dell'appartenenza e non avere mai dato una risposta ai cittadini chiedendo per chi votassero”.

Ma quella più “tangibile”?
“Servirebbero tre ore per elencarle tutte. La cosa più importante è che quando ero sindaco io, il palermitano non si vergognava di essere un palermitano. Poi potrei dire il Teatro Massimo, il basolato del Politeama, il  Foro Italico, gli impianti sportivi, i palazzetti dello sport., la rete idrica, i cantieri culturali della Zisa o la costruzione di 52 scuole.

Uno dei temi più ricorrenti in questa campagna elettorale: come interverrà per riconsegnare il parco della Favorita ai palermitani?
“Facendo una cosa molto semplice: considerare il parco della Favorita, Mondello, Vergine Maria, l’Arenella e l’Acquasanta  insieme con Montepellegrino. Un unico quadro che ha non soltanto la bellezza del verde ma anche quella del blu e delle rocce del Montepellegrino.  Una sorta di città nella città con un patrimonio ambientale straordinario, fruibile per cittadini e turisti. La stessa operazione che bisogna fare a Sant'Erasmo, Acqua dei corsari,  Sperone, Brancaccio e Settecannoli, dove gli abitanti  devono percepire che la loro vita nel quartiere può migliorare grazie al mare: quella che io considero la più grande risorsa economica di questi quartieri”.

 

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