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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Il dialetto siciliano diventa materia di studio: sarà introdotto nei programmi scolastici

La svolta - annunciata per il 72° anniversario dell'Autonomia siciliana - a partire dal prossimo anno. Deliberata anche la realizzazione in via Ugo La Malfa di una cittadella della Regione per ospitare tutti gli uffici attualmente sparsi in città

La giunta regionale, presieduta dal presidente Nello Musumeci, si è riunita in seduta straordinaria ad Agrigento in occasione del 72esimo anniversario dell'Autonomia siciliana. Il governo ha deciso che il 15 maggio non sarà più vacanza nelle scuole, ma sarà una giornata dedicata alla storia dell'Autonomia. Inoltre nei programmi scolastici, dal prossimo anno, verrà introdotto lo studio della storia di Sicilia e del suo dialetto.

Deliberata anche la realizzazione a Palermo, in via Ugo La Malfa, di una cittadella della Regione per ospitare tutti gli uffici attualmente sparsi in città. Approvato, infine, anche lo schema di nuove norme di attuazione dello Statuto in materia finanziaria (in riferimento agli articoli 36, 37 e 38). 

"Compie 72 anni lo Statuto della nostra Regione, emanato da re Umberto II il 15 maggio 1946, dopo anni di lotte e di sangue, coronando aspirazioni antiche e mai sopite - ha commentato il governatore Nello Musumeci -. Quell’evento rivoluzionario segnò anche l’avvio di una stagione densa di buoni propositi e di diffuse speranze per lo sviluppo economico e sociale della Sicilia, fra le Terre italiane più povere in quel drammatico Dopoguerra, mentre si riorganizzavano da un lato la mafia e il banditismo, dall’altro i Partiti e i Movimenti politici, nel ritorno alla democrazia. Ebbene, dopo oltre settant’anni, la Sicilia rimane ancora fra le Terre italiane più povere! E non certo per colpa dell’Autonomia, ma di quanti ne hanno fatto un uso distorto e spregiudicato. Lo Statuto doveva essere una ‘prerogativa’ per tutti e invece è stato un ‘privilegio’ per pochi. Il cinico e famelico centralismo romano ha fatto il resto, con norme statutarie inapplicate e sacrosanti diritti negati, spesso con la complicità di chi, eletto in Sicilia, avrebbe dovuto difenderla anziché svenderla nei palazzi di Roma".

Musumeci ha aggiunto: "Non serve adesso ricercare responsabilità che appartengono - seppure in misura diversa - a tutte le classi dirigenti e politiche avvicendatesi in questo lungo periodo alla guida della Regione e sui banchi dell’Assemblea Regionale Siciliana. Dobbiamo guardare avanti con rinnovata fiducia. Lavoriamo insieme - il Governo, i deputati di tutti i Gruppi, l’apparato burocratico, ciascun cittadino - in questo grande ‘cantiere Sicilia’, per ridare coraggio alle imprese, futuro ai giovani, diritti ai più deboli, speranza ai rassegnati. Per ritrovare, insomma, l’orgoglio di essere Siciliani e la forza di risalire la china. È con questo spirito che intendiamo riaprire un serrato e vigile confronto con il nuovo Governo nazionale, al quale vogliamo presentarci a testa alta, senza sciocchi rivendicazionismi e senza complessi di colpa, forti anche di un mandato del Parlamento regionale che - sono certo - non avrà motivo di dividersi sugli interessi legittimi dell’Isola. Solo così potremo onorare l’impegno dei nostri Padri fondatori ed essere almeno certi che questi 72 anni - fra poche luci e molte ombre - non siano trascorsi invano".

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