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Conferenza sulla Libia, la stampa araba: "Mezzo successo e mezzo flop"

Calato il sipario sul vertice ospitato a Villa Igiea, è tempo di bilanci. Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi si dimostra soddisfatto e giudica "importante assumersi la responsabilità di organizzare una conferenza" di pacificazione per la Libia". Di diverso avviso la stampa araba

Calato il sipario sulla Conferenza per la Libia che si è svolta a Palermo, è tempo di bilanci. Se il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, intervenendo a Radio Capital, si dimostra soddisfatto e giudica "importante assumersi la responsabilità di organizzare una conferenza" di pacificazione per la Libia, la stampa araba parla di "un mezzo fallimento e un mezzo successo".

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Il titolare della Farnesina, rispondendo a una domanda di Massimo Giannini sulle "divisioni" - dagli Stati Uniti impegnati su altri fronti all'assenza di Emmanuel Macron e Angela Merkel alla conferenza, all'uscita anticipata dai lavori della Turchia - ha detto che proprio le divisioni possono avere come conseguenza "il prolungarsi del conflitto, di una situazione porosa, aperta, che impatta sul nostro paese in termini di sicurezza, di flussi migratori e di traffici criminali. Si trattava di una responsabilità di servizio anche al nostro Paese, anche per queste ragioni, in un momento in cui gli Stati Uniti sono più impegnati su altri versanti, come quello nordcoreano e i grandi paesi europei guardano allo scenario mediterraneo a volte con maggiore, a volte con minore impegno perchè lo considerano più di responsabilità dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo".

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Moavero ha poi parlato di un percorso lungo e complesso verso la pacificazione della Libia e - sottolineando che l'inviato dell'Onu ha 
definito la conferenza appena conclusa una pietra miliare, un successo, ha voluto ricordare il "senso storico" del termine "pietra miliare", che indica "i vari chilometri" percorsi "nelle strade". In Libia c'è una "strada lunga, un percorso complesso che si è aperto dopo la fine del regime di Gheddafi e ha visto poi il paese dividersi moltissimo". Si tratta di "una situazione veramente difficile, molto divisa, che si trova a 200 miglia marine dalle nostre coste" lungo le quali "corrono traffici di tutti i tipi" e che "potrebbe diventare il luogo in cui si possono ritrovare persone che hanno partecipato alle guerre in Medio Oriente". "La pietra miliare - ha quindi affermato il ministro - si inserisce in un percorso che cerca da anni di stabilizzare questa area".

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 Di "un mezzo fallimento e un mezzo successo" parlano le fonti arabe del giornale Asharq al-Awsat. Il generale Khalifa Haftar non ha partecipato alla conferenza, ma ha avuto vari incontri a margine dei lavori e ha stretto la mano al capo del Consiglio presidenziale, Fayez al-Sarraj, per il primo faccia a facciatra i due dopo quello di maggio a Parigi. La conferenza, scrive il quotidiano panarabo edito a Londra, è stata segnata dal ritiro della Turchia. Dietro alle ire di Ankara, ci sarebbero l'Egitto di Abdel Fattah al-Sisi e Haftar. Fonti egiziane e libiche hanno confermato al giornale come al-Sisi e Haftar fossero determinati nel non volere la Turchia al mini summit a margine della conferenza. E, evidenzia ancora il giornale, l'assenza di al-Sisi e Haftar spiccava al momento della foto di gruppo.

Opposto il giudizio degli Usa, che esprimono "grande apprezzamento al governo italiano per la leadership" dimostrata con la conferenza di Palermo per la Libia. Lo si legge in una nota del dipartimento di Stato, che "accoglie con favore" l'esito della riunione, che ha messo insieme i leader internazionali e libici per far avanzare l'obiettivo condiviso di aiutare le istituzioni a superare lo stallo e assicurare un futuro prospero e sicuro per tutti i libici".

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