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La consigliera Aluzzo contro le ricadute negative che le politiche di rigore dell’Ue hanno sui comuni

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PalermoToday

Un Ordine del giorno per impegnare il Sindaco di Palermo e Presidente dell'Anci a svolgere un'azione di ancora maggiore sensibilizzazione sulle ricadute negative che hanno sui Comuni siciliani le politiche di eccessivo rigore dell'Unione Europea, e attivarsi per mettere in campo azioni che ripongano al centro l'essere umano e non i mercati".

Lo ha presentato la consigliera comunale Federica Aluzzo, in occasione della recente seduta di Sala delle Lapidi, dedicata proprio alla mozione Anci contro i tagli ai Comuni. "La Sicilia - sottolinea la Consigliera Aluzzo - così come l'Italia e i Paesi del Sud Europa sono vittime di un sistema fondato su politiche di rigore che stanno massacrando l'economia reale. Al centro dell'Unione Europea, così come è nata, non vige il principio di solidarietà tra i popoli, ma la legge del mercato e della grande finanza. Al centro sta la logica del denaro che da mezzo è diventato padrone della nostre vite riducendo l'essere umano a mero consumatore".

"La preoccupazione principale dei padri fondatori della UE - si legge nel documento firmato dalla Aluzzo - è stata la competitività: rendere, cioè, l'Europa competitiva con le grandi potenze emergenti come la Cina, l'India ed il Brasile, per cui tutte le manovre delle cosiddette "riforme" saranno strategicamente orientate alla svalutazione delle forza lavoro e dei beni immobiliari in modo da attrarre investimenti esteri negli Stati europei ed incrementare le esportazioni. Da qui riduzione degli stipendi, la riforma del lavoro o Jobs Act, la guerra con i sindacati e molti altri provvedimenti, che riducono al minimo i diritti dei lavoratori e dei cittadini".

"Per assicurare la crescita - si legge ancora - occorre immettere liquidità nel mercato! Questa Europa è stata unita principalmente da una moneta unica, l'Euro, il cui meccanismo risulta diabolico: una moneta che lo Stato non può emettere, ma che deve obbligatoriamente prendere in prestito sui mercati di capitali; non direttamente dalla Bce a tassi di interesse bassissimi così come viene permesso alle banche private, ma ai tassi molto più alti del mercato secondario; questo particolare tecnico, ha determinato un trasferimento de facto della sovranità dei parlamenti ai mercati che da anni tengono sotto scacco con i loro tassi d'interesse i governi democraticamente eletti. Tutto questo si ripercuote nei bilanci dello Stato ed a cascata degli Enti locali che non ricevono più le risorse necessarie dallo Stato e per compensare devono chiedere ai cittadini di contribuire con il pagamento dei tributi per assicurare almeno i servizi essenziali".

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