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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Troppi portaborse all'Ars, Miccichè corre ai ripari: "Dal 2019 stop alle assunzioni"

La scorsa settimana la Corte dei Conti ha contestato l'utilizzo dei fondi destinati ai contratti dei collaboratori esterni e dei dipendenti stabilizzati da parte dei gruppi parlamentari. Da qui la decisione del Presidente: "Taglieremo la somma destinata a ogni singolo parlamentare"

La Corte dei conti prende posizione sulla pioggia di assunzioni di portaborse all'Ars e il Presidente Gianfranco Miccichè corre ai ripari: "Dall'anno prossimo cambierà tutto. Taglieremo la somma destinata a ogni singolo parlamentare". La settimana scorsa i gruppi di sala d'Ercole hanno ricevuto una relazione, firmata dal magistrato Giuseppe Di Pietro, nella quale gli veniva contestato l'utilizzo dei fondi destinati ai contratti dei collaboratori. "Il numero dei precari ha superato - spiega Micchichè - ha superato quello del personale a tempo indeterminato dell’Assemblea. Lo avevo presagito nel gennaio scorso e avevo invitato i capigruppo a selezionare il personale, a scegliere collaboratori qualificati da retribuire in base alla loro effettiva professionalità, sottolineando la necessità di dare priorità ai cosiddetti stabilizzati".

L'invito però, a quanto pare, è caduto nel vuoto. Da qui il passo indietro del presidente dell'Ars, che tra le altre cose aveva avuto modo di affrontare l’argomento con il presidente della Sezione di Controllo della magistratura contabile, Maurizio Graffeo, in sede di commissione Bilancio durante l’audizione della stessa Sezione di Controllo: "Non sarà più consentito lo spreco di risorse pubbliche per assunzioni di portaborse e collaboratori clientelari". 

“Non era difficile  - scrive poi su Facebook Miccichè - immaginare quel che sarebbe accaduto nei gruppi parlamentari al momento di contrattualizzare i collaboratori dei singoli deputati regionale che, da questa legislatura, hanno a disposizione 58 mila euro ciascuno, così come prevede la legge del 2014 voluta dal governo Monti e recepita acriticamente dall’Ars. Non a caso, a gennaio scorso, decisi di inviare a tutti i presidenti dei gruppi parlamentari una nota con la quale raccomandavo di contrattualizzare collaboratori 'chiamati a svolgere unicamente compiti e mansioni coerenti alla natura del Gruppo e per fare fronte alle esigenze di funzionamento dello stesso' e che 'percepiscono, entro il limite del contributo erogabile, una retribuzione adeguata ai compiti e alle mansioni svolti da ciascun lavoratore, fermo restando quanto previsto dalla normativa…'. I gruppi parlamentari hanno, invece, polverizzato le risorse messe a loro disposizione, facendo lievitare le assunzioni – sottolinea Miccichè -. Sono stato io stesso a porre il problema al presidente della sezione di controllo della Corte dei conti, Maurizio Graffeo, le cui conclusioni, dopo attenta istruttoria, hanno confermato le mie fondate preoccupazioni. Dal prossimo anno, però, si cambierà registro”. Il presidente dell’Ars spiega perché i tagli verranno effettuati dal prossimo anno e non subito: “Qualcuno, con insolenza e ignoranza – ma che volete: la mamma dei cretini è sempre incinta - mi ha chiesto: perché fra un anno e non subito? Perché ci sono contratti già stipulati che non possono essere rescissi, se non a rischio di lunghe e costose vertenze. Dispiace che alcuni gruppi parlamentari, che predicano il “taglio” incondizionato delle spese, si siano adeguati all’andazzo generale. La demagogia la lasciamo a chi è professionista nel predicare male e razzolare peggio”.
 

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