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Nuti: “La casta ci riprova con gli ex Spo, nel calderone pure parenti di politici”

Il deputato del M5S alla Camera: "Nella Finanziaria una norma vergognosa già passata all'Ars, in commissione Bilancio, a favore degli ex dipendenti della società di servizi. Anni fa presentammo un esposto alla Corte dei conti"

“La Casta non rinnega mai i suoi figli prediletti e torna a battere la strada dello sbocco nella pubblica amministrazione degli ex dipendenti Spo, in barba ad ogni diritto e perfino alla Costituzione”. La battaglia del Movimento 5 Stelle di Palermo contro i privilegi, dopo anni si sposta dal Comune alla Regione. Nel mirino una norma passata in commissione Bilancio all’Ars che inserisce nel calderone degli ex Pip  gli 80 ex lavoratori della società servizi per l’occupazione (società satellite Gesip che costava 36 milioni all' anno per svolgere vari servizi, tra cui alcuni mai partiti, come la raccolta differenziata).

“Si ritenta alla Regione ciò che non era riuscito al Comune di Palermo nel 2011”,  afferma il palermitano Ricccardo Nuti, presidente del M5S alla Camera. ”Quell’anno il Consiglio comunale tentò di esternalizzare il servizio di notifica multe con l’intento di affidarlo a Spo, tramite Sispi. La delibera fu votata sia dal centrosinistra che dal centrodestra in modo trasversale. In quell’occasione presentammo un esposto alla Corte dei conti".

Al libro paga della Spo - come denunciarono alcuni organi di informazione – c’erano anche alcuni figli e parenti di politici. “Fra questi – dice Nuti  - Federica Tantillo, figlia del capogruppo di Forza Italia-Pdl al Comune e Giusy Villaraut, nipote acquisita dell'ex presidente del consiglio comunale Alberto Campagna e, inoltre, persone riconducibili all’Udc di cuffariana memoria”.

“A distanza di anni – continua Nuti – si ripete il tentativo della politica di piazzare nella pubblica amministrazione lavoratori, parenti e non, senza concorso e violando, quindi, la Costituzione, alla faccia della meritocrazia e della riduzione degli sprechi. Ormai – conclude Nuti - si è arrivati al paradosso di protestare, accampando inesistenti diritti alla fine di percorsi a tappe costruiti a tavolino: prima, per chiamata diretta, si approda nella pubblica amministrazione per qualche anno. Poi quegli anni indebitamente a carico della collettività diventano titoli da accampare e da esibire in piazza, mentre il resto della collettività che non ha santi in paradiso sta a guardare e a sperare solo nel Commissario dello Stato, visto come l’ultimo baluardo al sovvertimento di ogni diritto costituzionale”.    

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