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All'Ars il docufilm su Mori e De Donno, Sgarbi: "Sono eroi trattati ingiustamente dallo Stato"

In sala Mattarella la proiezione di "Generale Mori - Un'Italia a testa alta". Miccichè: "Da fare vedere nelle scuole". Sit in di protesta delle Agende Rosse. L'ex ufficiale del Ros: "Non si parla delle mie vicende giudiziarie, non vedo il problema"

"Questi decenni sono stati troppo pieni di imbrogli, prima o poi qualcuno riscriverà la storia. Questo è un documentario che prova a dare una mano nella ricerca della verità su quello che è successo in quegli anni". Lo ha detto il presidente dell'Ars, Gianfranco Miccichè, intervenendo alla proiezione del documentario "Generale Mori - Un'Italia a testa alta" a Palazzo dei Normanni. L'evento, voluto dall'assessore ai Beni culturali Vittorio Sgarbi, ha suscitato aspre polemiche per la presenza del generale dell'Arma Mario Mori e del colonnello Giuseppe De Donno, imputati nel processo per la presunta trattativa Stato-mafia, nella sala Mattarella.

sgarbi ars proiezione docufilm mori-2Proprio mentre veniva proiettato il documentario, all'ingresso di Palazzo dei Normanni le Agende rosse hanno dato vita a un sit in di protesta. Le polemiche però non hanno fermato gli organizzatori. Al contrario, Sgarbi (nella foto ) ha difeso con forza la scelta di presentare la pellicola: "Ritengo che non stiamo facendo nulla che possa essere chiamato illegittimo, nulla che possa essere giudicato immorale o irrituale. Questo è un luogo dove si discutono i fatti, come ogni Parlamento, si ascoltano le parti e si ascoltano due innocenti assolti due volte. Mi pare una tortura giudiziaria che deve avere un limite. Per quello che mi riguarda, non solo sono eroi ma hanno ricevuto dallo Stato invece di riconoscenza, ingratitudine e violenza".

"Quando - ha raccontato Miccichè - ero membro della commissione Antimafia e feci l'offerta al generale Mori di collaborare come consulente. Il generale rifiutò dicendomi che non gli sembrava opportuno, e quel giorno mi feci un'idea molto precisa: chiunque fosse stato minimamente colpevole, avrebbe accettato e il suo rifiuto mi fece capire di trovarmi di fronte a una persona di altissima levatura morale e assolutamente innocente. Da allora provo grandissima stima per il generale. Questo documentario dovrebbe essere portato nelle scuole - ha proseguito- perchè i ragazzi non hanno idea di ciò che accaduto. Noi vogliamo combattere la mafia ma senza giustizialismo, senza ingiustizie e senza pressapochismo, nel rispetto della presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio".

Il diretto interessato, l'ex ufficiale del Ros Mori, getta acqua sul fuoco: "Sono stato invitato per un documentario che non tratta di problemi che riguardano le mie vicende giudiziarie, ma solo la mia avvità professionale e i miei rapporti con alte personalità dello Stato. Non vedo quindi alcun problema". 

E sulla vicenda è intervenuta la capogruppo del M5S all’ARS Valentina Zafarana, che ha commentato così le dichiarazioni di Sgarbi prima della proiezione del docufilm: “Uno dei cardini dello Stato di diritto è il principio di separazione dei poteri. Lo ricordiamo a Vittorio Sgarbi che oggi ha perso l’ennesima occasione per tacere. Affermare che nel comportamento della procura di Palermo ci sono profili di eversione è un attacco alle istituzioni, chieda pubblicamente scusa e si dimetta. Il vero eversore è lui. Non è degno di ricoprire il ruolo di assessore regionale in Sicilia, una terra martoriata dalla mafia dove quei stessi magistrati che oggi ha tacciato di ‘eversione’ sono sottoposti a misure eccezionali di protezione, dopo le minacce di Totò Riina”.

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