I gioielli di Brancaccio, alla scoperta di Palazzo Chiazzese e del Castello di Maredolce
Brancaccio alla periferia di Palermo, noto per essere il quartiere di Padre Puglisi, oggi è un luogo dove sono emersi e messi in luce tesori che hanno rivalutato il contesto di un quartiere che rappresenta un confine tra storia e cultura, dove si sono sviluppati progetti di riqualificazione attraverso il restauro del Castello di Maredolce nell’antico parco della Favara, nonché il Palazzo Chiazzese con il Museo del Costume Teatrale del patrimonio della nota famiglia di costumisti Pipi.
Palazzo Chiazzese
E’ la prima struttura del sud Italia dedicata all’esposizione storica del costume teatrale. Grazie al progetto viene riportato in luce la centenaria storia e il rilevante patrimonio artigianale e documentale della famiglia Pipi. Allestito in una parte del baglio Chiazzese, facente parte nel XVIII secolo del parco del Genoardo, quale depandance del Castello della Favara, preziosissima testimonianza dello stile e dell’epoca di Re Ruggero II, con una esposizione all’interno della struttura suddivisa in tre ambiti:
- C'ERA UNA VOLTA La storia della famiglia Pipi
- CARAMBA, CORNALBA-CHIAPPA: Il nucleo costumistico originario
- LE OPERE: Lirica, Prosa, Teatro antico, Costume storico
La sartoria Pipi, rappresentando un esempio di realtà artigianale siciliana sana, in quanto lontana dalle logiche “mafiogene” ben note alle cronache e ai tribunali dell’isola, ancor oggi produttiva e impegnata nel mondo dello spettacolo e delle arti teatrali, divenendo protagonista dell’iniziativa, si fa promotrice di legalità, di impegno produttivo e dei valori positivi del carattere fiero e indomabile dei siciliani, in uno dei quartieri simbolo della città, legando la propria storia a quella dell’influenza arabo normanna che tanto ha segnato la Sicilia di oggi.
Il Castello di Maredolce
Il palazzo, impropriamente detto "castello", fu edificato nel 1071 e faceva parte di un "qasr", ovvero una cittadella fortificata situata alle falde di monte Grifone, probabilmente racchiusa entro una cinta di mura, che oltre al palazzo comprendeva un hammam e una peschiera. L'edificio fu una delle residenze del re normanno Ruggero II, che secondo il primo riferimento testuale sull'esistenza dell'edificio, il Chronicon sive Annales di Romualdo Salernitano avrebbe riadattato ai suoi scopi un palazzo preesistente, appartenuto all'emiro kalbita Ja?far nel X secolo durante la fase più prospera dell'Emirato di Sicilia.
Nell'arco dei secoli il castello subì dai Normanni e dagli Svevi delle modifiche e fu trasformato in fortezza. Nel 1328 fu ceduto ai frati-cavalieri teutonici della Magione, che lo trasformarono in un ospedale. Nel 1460 la struttura fu concessa in enfiteusi alla famiglia siciliana dei Beccadelli di Bologna e nel XVII secolo diventò di proprietà di Francesco Agraz, duca di Castelluccio: la trasformazione in azienda agricola era ormai completa.
Nel 1992 la Regione Siciliana ha acquisito per esproprio l'edificio e iniziato i lavori di restauro tramite la soprintendenza nel 2007. A dispetto dei restauri curati dalla Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Palermo, ancora oggi alcuni locali non sono fruibili perché abitati.