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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Dolce&Gabbana, buona la prima: a Palazzo Gangi si rivive l’atmosfera del Gattopardo

L’alta gioielleria firmata dai due stilisti siciliani ha impreziosito i saloni dello storico palazzo, che fu set del ballo del film di Visconti. Ospite d’onore della serata, segretissima e blindatissima, il regista Giuseppe Tornatore

Se non fosse per le ballerine ai piedi delle hostess in abiti corti di pizzo nero, per le saracinesche chiuse dei negozi in acciaio zincato e per le auto blindate dai vetri scuri, non si percepirebbe il tempo. Piazza Croce dei Vespri è avvolta da una particolarissima bolla spazio-temporale che la isola dalla sua dimensione reale. Il basolato c’era, e c’è ancora, e pure Palazzo Gangi Valguarnera, lo storico edificio settecentesco che fu set del ballo del Gattopardo, il film di Luchino Visconti. E se non fosse che il tempo è scandito a chiare lettere sugli schermi liquidi degli iPhone intorno - in preda a un attacco bulimico da fotografie - il ballo che ha inaugurato Alte Artigianalità di Dolce & Gabbana potrebbe essere tranquillamente datato milleottocento.

Mentre da auto blindate scendono tacchi a spillo di chiccosissime signore al braccio di uomini almeno con il papillon, oltre le transenne curiosi cercano di capire il perché di tanto sfarzo. “C’è un matrimonio?”, chiede una residente, riconoscibile da un braccialetto fucsia, obbligata a tornare a casa costeggiando la piazza sul suo perimetro. Uomini della security in giacca e cravatta super griffata dal duo di stilisti le indicano il percorso. “No, è l’evento di Dolce & Gabbana”, le rispondono. Un evento segretissimo, che accoglie solo 50 testate straniere, e blindatissimo, come la piazza antistante palazzo Gangi che ospita la prima di Alte Artigianalità. Lì l’alta gioielleria firmata Dolce&Gabbana impreziosisce i saloni di un palazzo già ricco.

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All’interno di Palazzo Gangi, a fare gli onori di casa è la principessa Carine Vanni Mantegna di Gangi, con addosso un abito di pizzo bianco a sirena. Nelle teche del salone, collier di diamanti e gemme preziosissime, orecchini e anelli dallo stile ottocentesco, come tutta la serata. Domenico Dolce e Stefano Gabbana arrivano alle 19 in punto. Dopo il saluto ai tanti curiosi, l'ingresso. Il primo ha scelto una mise classica, con pantalone nero e camicia bianca, smorzata solo dai risvolti alle maniche; il secondo ha osato un po’ di più, indossando un pantalone a fiori con una camicia nera a mezza manica e delle ciabatte, anche queste nere. Gli invitati, invece, hanno optato perlopiù per abiti blu con cravatte, mentre le invitate per il lungo. Come le cameriere, che su abiti lunghi neri hanno indossato il più classico dei grembiuli.

Dolce e Gabbana portano Palazzo Gangi indietro nel tempo

Ospite d’onore della serata il regista Peppuccio Tornatore che, lì nelle sale che ospitano l’haute joaillerie donna, insieme alle foto che ricordano il ballo narrato da Tomasi di Lampedusa che in quei saloni ha visto la luce nel film di Visconti, sta girando parte del documentario sugli eventi e sulle sfilate Dolce & Gabbana a Palermo. E, proprio a proposito di quel film, gli stilisti hanno ricreato la scena, con tanto di ballerine in abiti dell’Ottocento, dal rosa champagne al verde bosco, proprio a piazza Sant’Anna. Sulle note del valzer di Verdi reso inedito da Rota, la piazza di fronte Palazzo Gangi è stata il set di un moderno ballo del Gattopardo, questa volta a cielo aperto.

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Dopo la presentazione, gli ospiti - circa 400 clienti luxury Dolce & Gabbana provenienti da tutto il mondo, soprattutto dall’Asia -, si sono spostati alla Gam, dove nel chiostro ha avuto luogo la prima delle quattro cene di gala. Abbandonato lo stile ottocentesco, lì l’omaggio è stato reso alla Palermo più autentica, quella della Conca d’Oro. Centrotavola di limoni e specchi come segnaposto. Durante la cena gli invitati sono stati intrattenuti dal ballo delle marionette viventi. Alcune ballerine, proprio come i fantocci di pezza, sono state legate a dei fili fatti da boccioli di rosa e hanno ballato, mosse dall’alto, all’interno del chiostro della Galleria d’Arte Moderna della città del Gattopardo. La città dove le cose cambiano per non cambiare mai. Eccetto che per una lunghissima e magica sera.

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