Urla silenziose, giornata internazionale contro la violenza sulle donne
Martedì 25 novembre, dalle ore 21, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, al Centro Diurno di San Giuseppe Jato si terrà la serata "Urla silenziose".
L'incontro avrà inizio alle ore 21 con il reading di Rosetta Iacona, che leggerà la lettera di Rey??neh Jabb?ri, la 26enne impiccata il 25 ottobre a Teheran, perché si era difesa dall'uomo che aveva tentato di violentarla. Seguiranno gli interventi del giudice per le indagini preliminari Nicola Aiello, che parlerà di stalking e misure cautelari, del magistrato Ignazio Pardo della Corte di Appello di Palermo, che affronterà il tema della tratta delle donne, e infine il giornalista Leandro Salvia che racconterà il caso di Concetta Conigliaro. Si conclude con il teatro: Corto "No escape" per la regia di Maurizio C. L. Vitale della Compagnia Teatrale Contemporanea I Policandri con Rossella Guarneri, Gloria P. M. Alfano e Alessandro Accardi. All'ingresso sarà possibile visitare un'installazione tratta da "Zapatos Rojos", progetto d'arte pubblica dell'artista messicana Elina Chauvet.
Rey??neh Jabb?ri è stata giudicata colpevole di omicidio per aver pugnalato il suo connazionale Morte?a ?Abdol?ali Sarbandi che aveva tentato di usarle violenza sessuale. La donna è stata detenuta dal 2007 fino alla sua morte per il reato di omicidio. Rey??neh ha pubblicato la sua versione su quanto le era accaduto in carcere, incluso il durissimo e ingiustificato provvedimento di isolamento. Mo?ammad Mo??af?ei fu il suo primo avvocato difensore e fu lui a pubblicare quanto era accaduto alla Jabb?ri sul suo blog.
In base alla legge iraniana, dopo essere stata giudicata colpevole malgrado la sua richiesta che fosse riconosciuta la sua legittima difesa, solo la famiglia della vittima avrebbe potuto bloccare l'esecuzione, che ha avuto invece luogo malgrado gli sforzi dell'Ufficio del Procuratore Generale che aveva inutilmente perorato il suo perdono da parte della famiglia di Morte?a ?Abdol?ali Sarbandi.
No escape. Una solitudine profonda che avvolge l'anima come una pellicola e lascia posto soltanto ad una soffocante esteriorità. Una madre racchiusa in un consapevole, meccanico presente che contempla il futuro solo come ripetitività dell'adesso. Una figlia incapace di esprimere le proprie paure i propri disagi, il proprio bisogno di sentire la vita scorrerle dentro e non fuggirle via. Un incontro. Fugace imprevisto impellente e proprio per questo sconvolgente. Amore, sesso, felicità, violenza. Inaspettata violenza. Terribile violenza.
Un corto per raccontare la violenza di un uomo su una donna. Per raccontare l'assurdità del femminicidio. Un racconto fatto di corpi, fatto dai corpi, che esprimono con crudeltà e inaudita crudezza ciò che le parole non sanno più raccontare. Un corto teatrale impegnativo, difficile, fatto di parole divenute espressione del corpo, fatto di movimento, azione gesto, corporeità. Nell'ambito del Premio Antologia " Inchiostro e Anima" dedicato a Franca Viola, la Compagnia Teatrale Contemporanea è lieta di presentare questo lavoro intenso e sconvolgente.
Zapatos Rojos è un progetto d'arte pubblica dell'artista messicana Elina Chauvet, curato da Francesca Guerisoli nelle sue tappe italiane. Il progetto assume, nella sua fase finale, la forma di un'installazione composta da centinaia di paia di scarpe rosse da donna per puntare il dito contro l'omertà che avvolge la scomparsa e l'uccisione di centinaia di donne a Ciudad Juárez e per dire basta alla violenza di genere. Ogni paio di scarpe, raccolto attraverso l'attivazione di una rete di solidarietà in uno specifico contesto culturale e territoriale, rappresenta una donna e la traccia di una violenza subita. Sistemate ordinatamente lungo un percorso urbano, le scarpe ne ridisegnano lo spazio e l'estetica, visualizzando una marcia di donne assenti, un corteo che sottolinea il dolore che tale mancanza provoca tanto a livello sociale quanto nei propri cari.
Zapatos Rojos è dunque, prima di tutto, una chiamata rivolta alle cittadine e ai cittadini per manifestare la propria solidarietà verso le donne che, nel mondo, hanno subito violenza, per le donne uccise o rapite e di cui si sono perse le tracce. In particolare, il progetto rimanda alla situazione di Ciudad Juárez, città di frontiera nel nord del Messico dove, a partire dal 1993, centinaia di donne vengono rapite, stuprate e assassinate. Inizialmente si tratta di poche decine di ragazze che poi diventano centinaia e infine una cifra indefinita, tenuta in scarsa considerazione dalle autorità. Si uccidono le donne a Juárez perché si può fare. C'è impunità, c'è una cultura machista che non educa al rispetto della donna. Non vi è Stato e i cartelli del narcotraffico si scontrano per il controllo del mercato della droga e degli esseri umani.
A Juárez, città che divora le sue figlie, è stato utilizzato per la prima volta il termine femminicidio. Ed è qui che, nel 2009, Zapatos Rojos ha preso vita, con un'installazione composta da 33 paia di scarpe. È da Ciudad Juárez che il progetto è partito nel 2009 per dirigersi verso altre città del mondo, arrivando per la prima volta in Europa, a Milano, il 18 novembre 2012, e poi a Genova, Lecce, Torino, Bergamo, Mandello al Lario. Ogni realizzazione di Zapatos Rojos è costituita da un lungo lavoro che prevede l'attivazione di una rete tra istituzioni, associazioni, e singole persone che partecipano alla raccolta delle scarpe e con essa alla diffusione del messaggio che la marcia di Zapatos Rojos intende portare. Ingresso libero.