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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cultura

Nelle mani di un collezionista da 50 anni: ritrovata l'unica scultura di Guttuso

“L'edicola”, questo il nome dell'opera, sarà esposta per la prima volta al pubblico, nel novarese. I visitatori potranno ammirare anche una cinquantina di foto inedite di Mario Schifano che documentano il lavoro dell'artista bagherese

“L’edicola”, l’unica scultura modellata da Renato Guttuso nella sua lunga carriera sarà presentata per la prima volta in mostra. L'opera - del 1965 è alta tre metri e larga e profonda altrettanto - sarà esposta a partire da sabato 27 ottobre, dalle 15.30, nelle sale di Materima, lo spazio creato dallo Studio Copernico a Casalbeltrame (Novara). Nella stessa occasione saranno presentate anche una cinquantina di foto inedite di Mario Schifano, stampate nel 1965, che documentano il lavoro dell'artista, rimasto per una quarantina di anni  nelle mani di un collezionista. La mostra rimarrà aperta fino al 31 gennaio 2019. Gli spazi espositivi sono visitabili dal martedì al sabato, dalle 11 alle 18.

L’opera è l’originale modellato in resina e dipinto direttamente dall’artista. Da questo modello sono stati tratti in seguito dei bronzi, meno complessi, tra cui quello presentato, sempre nel 1965, alla IX Quadriennale di Roma e che è oggi esposta al Museo Guttuso di Bagheria. Nel 1965 “L’edicola” ebbe una grande eco. Se ne occupò anche la stampa internazionale. L’Herald Tribune statunitense, ad esempio, pubblicò l’opera a tutta pagina chiedendosi se la scelta di rappresentare un lettore di giornali non potesse essere considerata “una moderna versione del Pensatore di Rodin”. Il grande storico Roberto Longhi valutò positivamente che la scultura era stata dipinta: “L’opera attende, invoca, provoca il colore, non c’è scampo. Solo il neoclassicismo ha potuto credere il contrario. Ma Guttuso non ha nulla di Tenerani e neppure di Canova”.

L’originale in resina ha un grande valore sia artistico che storico. Si tratta di un’opera dove l’artista, allora cinquantenne, cercò l’innovazione. Fu infatti una delle prime sculture in Europa realizzate in resina, invece che con materiali tradizionali, come la creta o la plastilina. La resina consentì all’artista non solo più libertà nel modellare, ma divenne anche il supporto ideale per la sua creatività pittorica, in questo caso fatta di colature di colore e segni gestuali, prossimi alle avanguardie dell’epoca, più che alla tradizione del realismo. In un certo senso con “L’edicola” l’artista voleva rispondere, in chiave neoespressionista, alla Pop Art che l’anno prima era esplosa con fragore sostenuta dal potente sistema dell’arte statunitense, alla XXXII Biennale d’arte di Venezia. L’opera indaga in particolare la dimensione urbana dell’uomo sociale collettivo, solo, isolato, nella sua condizione anonima e alienata a cui cerca di sfuggire entrando in contatto con il mondo in tutti i suoi aspetti. L’opera è in qualche modo anticipatrice di un tema più che mai attuale anche oggi e porta a riflettere sulle nuove solitudini sociali provocate dal web e dall’asfissiante ricorsa delle news. 

Le foto in mostra 

Mario Schifano, allora giovane astro emergente della Pop Art italiana e grande amico di Guttuso, scattò una serie di fotografie all’artista e all’opera in fase di realizzazione. In queste foto di straordinaria fattura, stampate all’epoca in bianco nero ai sali d’argento su formato carta cm 30x40, l’occhio dell’allora giovane artista della Pop Art si confronta con la forza e l’espressività di una grande scultura, ma anche con il carisma e lo sguardo del maestro affermato. In un gioco di riflessi e riflessioni quasi alla Cocteau, Guttuso e Schifano si fotografano l’uno con l’altro, mostrando visioni diverse unite però da una amicizia consolidata.
 

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