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"Vogliamo un contratto, non proroghe": gli ex Pip pronti a 7 giorni di manifestazioni e sit in

Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil, Ugl, Alba, Alpi, Asud, Cisal, Confintesa e Ursa annunciano lo stato d'agitazione: "Dopo le promesse, da parte del governo regionale c'è il silenzio"

"Dopo di 18 anni di lavoro precario e senza contributi presso scuole, ospedali, assessorati regionali, enti, associazioni, i 2.600 ex Pip  del bacino emergenza Palermo speravano, come era stato concordato, nell'assunzione dal 1° gennaio 2019 e nel transito previsto in Resais. Il miraggio del contratto di lavoro fisso presso la pubblica amministrazione invece rischia di restare tale. utto sembra essersi fermato: le richieste d'incontro fatte dai sindacati sono rimaste senza risposta e al posto delle attese convocazioni  presso l'assessorato al Lavoro e in commissione Bilancio, per rendere operativo il passaggio, da parte del governo regionale è calato il silenzio". E' quanto si legge in una nota sottoscritta dalle dieci sigle sindacali degli ex Pip, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil, Ugl, Alba, Alpi, Asud, Cisal, Confintesa e Ursas, che annunciano una settimana di protesta.

Da lunedì 26 scatterà lo stato di agitazione. Martedì alle 11 è previsto un corteo da piazza Politeama all'Ars. Mercoledì dalle 9 alle 15 si terrà un sit in sotto la sede del Parlamento siciliano. Giovedì alle 9 un secondo corteo dall'assessorato al Bilancio di via Notarbartolo alla Prefettura, in via Cavour. Venerdì un nuovo sit in all'Ars che durerà tutto il giorno, dalle 9 del mattino alle 20. 

“L’amministrazione regionale rischia un’eventuale denuncia per omissione d’atti d’ufficio – scrivono le dieci sigle sindacali in una nota - L’articolo 64 della legge regionale 8/2018 fissava in sessanta  giorni dalla sua promulgazione  il termine entro il quale i lavoratori ex Pip avrebbero dovuto optare per transitare alla Resais o per rimanere nello status di sussidiati. Il termine è ampiamente scaduto. La settimana scorsa l’assessorato al Lavoro ha pubblicato una circolare in cui veniva indicato il 26 novembre come data ultima per scegliere se restare nella condizione di sussidiati. La data, successivamente, è stata posticipata al 20 dicembre. Entro il mese di luglio scorso Resais avrebbe dovuto avere l’elenco dei lavoratori da dover assumere. Ad oggi nulla di tutto ciò è avvenuto. Il governo regionale – aggiungono Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil, Ugl, Alba, Alpi, Asud, Cisal, Confintesa e Ursas - continua a ignorare le svariate richieste di incontro inoltrate dalle organizzazioni sindacali e ancora  non si è realizzato nessun confronto, come era stato concordato nell'ultima convocazione del 27 settembre in commissione Bilancio, tra sindacati, governo e Resais, per definire le condizioni contrattuali. Nessuna notizia sulle prospettate interlocuzioni con il governo centrale volte a risolvere la impugnazione della legge da parte del Consiglio dei ministri”.

In tutto questo, secondo quanto denunciano i sindacati, i pagamenti degli stipendi dei mesi di novembre e dicembre sono a rischio per mancanza di fondi nel capitolo di spesa dedicato ma anche “per evidenti problematiche che riguardano il metodo di pagamento non ancora definito dall’assessorato al Lavoro. Ci avevano  assicurato – spiegano le organizzazioni sindacali nella nota - l’attivazione di una piattaforma che garantisse l’erogazione dei sussidi con regolarità. Una piattaforma ad oggi fantasma, tant'è che molti lavoratori non hanno ancora percepito il sussidio della mensilità di ottobre. Per tutte queste ragioni abbiamo deciso di tornare in piazza a protestare”.

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