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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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Microcredito, fondi pure a Palermo M5S: vicini a chi vuole fare impresa

Grazie alla quota di indennità a cui i parlamentari pentastellati hanno rinunciato dal momento del loro insediamento a Palazzo dei Normanni. Le realtà finanziate in tutta la Sicilia sono 23 per un totale di 555 mila euro erogati

Ci sono otto realtà economiche con sede a Palermo e nei comuni limitrofi tra le imprese finanziate con i fondi per il microcredito messi a disposizione dal Movimento Cinque Stelle. A fornire i numeri sono stati gli stessi deputati regionali pentastellati. Il fondo è nato grazie alla quota di indennità a cui i parlamentari hanno rinunciato dal momento del loro insediamento a Palazzo dei Normanni. Le imprese finanziate in tutta la Sicilia sono 23 per un totale di 555 mila euro erogati. (LEGGI ELENCO)

"Le somme messe a disposizione  - spiegano gli attivisti - servono come garanzia per l’erogazione dei fondi Jeremie e dei capitali messi a disposizione da Banca Etica, per un totale di circa tre milioni e 300 mila di euro disponibili. A eccezione di Ragusa tutte le province siciliane sono rappresentate nelle prima tranche di finanziamenti, con aziende che operano nei più svariati settori: dall’agroalimentare, all’informatica, passando per le produzioni biologiche e per i beni culturali. Le somme erogate vanno da 5 mila a 25 mila euro a tassi fortemente agevolati (attualmente dal 2 al 4 per cento circa, a seconda del settore dell’impresa che usufruisce del prestito)".  Partner dell’operazione sono Banca Etica, Impact Hub Sicilia e la Fondazione Comunità di Messina Onlus, che si occupano della gestione del Fondo e della selezione delle domande di credito.

A ricevere il contributo, a Palermo, un'impresa che si occupa di produzioni audio-video subacquee, una società attiva nel settore della trasformazione di prodotti agricoli, un'atelier, un pub. A Monreale finanziata un'attività per l'assistenza dei minori, a Cefalù un'impresa che si occupa di agricoltura biologica. Fondi anche per un pub di Misilmeri.

“E’ una goccia di benzina – commenta Giorgio Ciaccio -  nelle taniche a secco dell’economia isolana, ma è soprattutto una risposta all’immobilismo di un governo che ha abbandonato le imprese al loro destino. Se l’esecutivo avesse voluto seguire il nostro modello di sviluppo  avrebbe potuto attivare grosse fette di fondi comunitari che purtroppo rimangono congelati  per le difficoltà delle imprese a fornire idonee garanzie. I numeri in quel caso avrebbero potuto essere ben diversi e parecchie aziende avrebbero avuto la possibilità di programmare qualche piccolo investimento indispensabile per la loro attività”. Dai deputati M5S una tirata d’orecchie anche ai colleghi di Sala d’Ercole. “A loro, più volte - aggiunge Ciaccio - abbiamo rivolto l’invito a destinare una parte dei loro stipendi al microcredito, ma, ovviamente, senza il minimo successo”.

"Evidentemente delle imprese non interessa a nessuno, men che mai al governo", aggiunge Valentina Zafarana. "L'esecutivo si affida a vuoti proclami, seguiti puntualmente dal nulla. Il microcredito è una cosa concreta. E vi invito a pensare cosa potremmo fare se fossimo al governo".

Delle 23 aziende finanziate ben 10 muovono i primi passi nel mondo dell’imprenditoria. Sul mercato vuole restare, invece, la Birra Messina. I dipendenti della gloriosa azienda fiaccata dalla crisi hanno infatti deciso di tenere in vita il marchio e di continuare la produzione grazie a una microricapitalizzazione da 25 mila euro che servirà loro come garanzia per accedere a più cospicui finanziamenti.

Ad alimentare il fondo possono contrubuire anche privati cittadini. Uno di questi, Pietro Lupo da Torino, da quattro mesi "gira" al microcredito le 80 euro "di Renzi". "Un attestato di stima incredibile verso la nostra operazione", commenta Ciaccio.

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