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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Meno negozi e più venditori ambulanti: come la crisi cambia il commercio

Secondo uno studio di Confimprese nei primi tre mesi dell'anno, in Sicilia, sono scomparse 23.294 aziende mentre le aperture sono state 3.716. Palermo è la città siciliana con il maggiore incremento di venditori senza un negozio vero e proprio

Diminuiscono i negozi, ma aumentano i venditori ambulanti. Ecco come cambia l'economia palermitana e siciliana secondo uno studio di Confimprese. Nei primi tre mesi dell'anno, in Sicilia, sono scomparse dal tessuto produttivo locale 23.294 aziende, mentre le aperture sono state 3.716. Nel 2015 gli ambulanti sono aumentati di 2.834 unità (+76,2% rispetto al 2014) e il numero dei commercianti che non esercitano la propria attività in un luogo stabile risulta pari a 20.412. Tra le province siciliane è Palermo con 7.020 aziende ambulanti a registrare l'aumento più significativo su scala regionale.

Da gennaio a marzo nelle 9 province sono state avviate 208 procedure di fallimento; mentre le chiusure hanno interessato perlopiù i marchi storici e le imprese artigiane. Hugony, Carieri e Carieri, il Bar Mazara, Fiorentino, Flaccovio, Alfano Sport, Stefanel sono sono alcuni dei negozi che ormai appartengono al passato.

A questo si associa un problema di credito. Ammonta a 67 milioni di euro il valore dei titoli di credito protestati in Sicilia nel 2015: 68.679 tra assegni e cambiali. Gli assegni protestati risultano pari a 11.414 (in media 38 assegni per ciascun giorno lavorativo) pari a 14.109.253 euro;  le cambiali sono state 57.265 (192 al giorno), per un totale di 52.659.748 euro.Per Confimprese, si tratta di "un dato allarmante che riguarda non solo la Sicilia ma anche il resto d'Italia e che contribuisce ad alimentare un esercito di 'invisibili' del credito, formato da cittadini e ex o aspiranti imprenditori, che spesso non potendo chiedere prestiti o finanziamenti attraverso i canali ordinari si rivolge al mercato nero e parallelo dell'usura". Secondo l'associazione, bisogna "ripensare le leggi antiusura e mettere in campo misure per fare sì che gli imprenditori onesti, seppur insolventi, ottengano rapidamente una seconda possibilità". Per Confimprese "lo Stato attraverso il 'Medio Credito Centrale' e le Regioni possono concorrere alla costituzione di un fondo che eroghi e garantisca finanziamenti per prestiti anche a quei soggetti inseriti nelle liste dei protesti, ai quali le banche non erogano credito".

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