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Economia Politeama / Via Emerico Amari

Palermo perde un altro pezzo, finisce la favola di Gian Flo: "Uccisi dal cantiere"

Cala il sipario sulla storica caffetteria alle spalle del Politeama. Dopo oltre un ventennio di successo, complici anche i celebri “flauti” al cioccolato, il titolare dice basta e si sfoga a PalermoToday: "Via Amari è diventata una strada fantasma, insistere con questi presupposti è un suicidio". Si spera in un "secondo tempo"...

Per la Palermo “bene” è stato un simbolo, un’istituzione. Un buon caffè al mattino, un ottimo cornetto di notte, e poi gli incontri tra i professionisti che lavorano tra il Politeama e il porto. Tutto questo non ci sarà più. Cala il sipario sulla storica caffetteria Gian Flo, all’angolo tra via Emerico Amari e via Roma. Perché dopo oltre un ventennio di successo, complici anche i celebri “flauti” al cioccolato, chiude per sempre. “Sono passati tanti anni da quando abbiamo aperto, ma la città non è più la stessa e quello non è più un luogo strategico per chi deve tenere in piedi un’attività”, spiega a PalermoToday il titolare Carmelo Santoro. E adesso il locale è chiuso. All'esterno si legge solo un cartello. "Affittasi", c'è scritto. 

L’elegante caffè proprio dietro al teatro Politeama ha subìto una forte battuta d’arresto a seguito dei cantieri per l’anello ferroviario. “Via Amari, da sempre snodo fondamentale per la città, si è ritrovata ad essere una strada fantasma - prosegue Santoro -. Questi lavori, iniziati nel tratto basso, stanno via via avanzando verso piazza Castelnuovo. Rinnovare un contratto d’affitto con questi presupposti è un suicidio per un commerciante che già si ritrova a dover pagare un affitto, le utenze, i dipendenti, le materie prime e tutti gli annessi e connessi che un’attività comporta. Come si può raggiungere un buon fatturato con l'ingresso sporadico di qualcuno che viene e acquista solo un caffè?”. 

La piccola caffetteria di appena 25 metri quadrati aperta storicamente fino a tarda notte, entra così a far parte dell’infinito elenco di chiusure che, via via, hanno trasformato il volto di una città che, nella memoria della vecchia generazione, spesso veniva celebrata anche per alcune delle sue insegne eccellenti. “Non c’è più l’afflusso di prima - racconta il titolare di Gian Flo -. Da una parte il cantiere ha diviso in due la città, portando i lavoratori a preferire luoghi al di là delle barricate. Dall’altra Palermo ha scoperto un nuovo centro storico, che va dal Teatro Massimo lungo tutta via Maqueda, ed è lì che la gente trascorre il suo tempo”.

Il capitolo di Gian Flo, però, è un capitolo che per certi versi ammicca anche al lieto fine. Perché Carmelo Santoro, figlio dello storico titolare dell’omonimo bar a piazza Indipendenza, ha trasferito momentaneamente lì i 5 dipendenti di via Amari e anche il format. “Con mio padre ristruttureremo il Bar Santoro che esiste dal 1952 - conclude -. Da qualche giorno abbiamo aperto anche di notte, come facevamo con Gian Flo, e alcuni della nostra storica clientela ci hanno seguito. Quell’attività, lì dov'era, mi ha portato a perdere da 200 a 300 mila euro all’anno. Non siamo i soli ad aver chiuso, è vero. Prima di noi Cibus e molti altri. Ma questo non mi consola, mi dispiace terribilmente. L'amministrazione non ci è stata vicino in questo”.

Titoli di coda dunque. Che sia stata colpa del cantiere infinito, della migrazione della movida verso nuovi centri o della crisi del settore, la certezza è che per Gian Flo in via Amari si scrive la parola fine. “Riaprirò, non lì, ma riaprirò - afferma a PalermoToday -. Lo farò per me, per tutti i sacrifici che negli anni ho fatto, e per tutti quelli che ci hanno scelto, preferito e fatto crescere sin dal primo giorno d'apertura. I miei dipendenti, per fortuna, sono in salvo grazie a questa nuova avventura notturna al Bar Santoro. Gian Flo tornerà, mi sento di poterlo promettere”. Ma dove? “Dove c’è la gente. Dove oggi va e vuole andare la gente”, risponde. Che sia nella tanto lusingata via Maqueda o altrove, dunque, sembrerebbe che - presto - Gian Flo concederà il bis.

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