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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

"Rilanciare la putìa e i prodotti locali": al via la campagna mangia siciliano

Rilanciare la filiera corta tornando ad acquistare da aziende e agricoltori che operano in Sicilia: è questo l'obiettivo dell'iniziativa annunciata da Vincenzo Figuccia: "Realizzare una vera e propria guida che orienti i siciliani nel consumo e sostenga i nostri produttori”

Tornare ad acquistare da aziende, agricoltori, artigiani con sede legale della propria attività in Sicilia, rilanciando la filiera corta, il chilometro zero e l’economia di piccola scala. E' questo l'obiettivo della campagna mangia siciliano - annunciata dal deputato dell'Udc all'Ars Vincenzo Figuccia - il cui obiettivo è promuovere il consumo critico e i prodotti locali. 

"Pinoli pakistani, grano kazaco, pesce dall’Africa, carni dall’est Europa riempiono gli scaffali dei nostri supermercati foraggiando la grande distribuzione e le grandi catene. Dobbiamo ri-personalizzare il consumo, il rapporto con i nostri venditori, con la bottega, la putìa siciliana, dove crescono sistemi di valori quali fiducia, reciprocità, territorialità. Ecco che per queste ragioni, nei prossimi mesi - afferma Figuccia - programmeremo una serie di giornate volte a promuovere i prodotti gastronomici nelle aziende e nelle realtà agroalimentare del territorio col fine di realizzare una vera e propria guida al consumo critico che orienti i siciliani nel consumo e sostenga i nostri produttori”.

Il deputato, leader del Movimento Cambiamo la Sicilia, parla di paradosso. "Ci permettiamo ancora il lusso, nonostante le storiche penalizzazioni, di ergerci a 'vivaio d’Italia', granaio, vigneto, uliveto, ad uso e consumo del nostro Paese. Ecco perché le tavole del nord e del resto d’Europa sono quotidianamente imbandite dei nostri prodotti succulenti che portano i segni dei nostri sacrifici, i colori del nostro clima, i sapori della dedizione e della professionalità dei nostri produttori. E in Sicilia? Come vogliono le leggi di mercato, pur di assecondare le esigenze e il fabbisogno alimentare, si aprono le maglie alle multinazionali, che com’è noto, seguono la logica capitalistica del consumo di massa, spersonalizzato e standardizzato. Non meno importante è l’aspetto legato alla scarsa sicurezza alimentare che i prodotti globalizzati, carichi di veleni e di dubbia provenienza, esprimono". 

"I siciliani, ogni anno, per l’acquisto di prodotti agroalimentari spendono - conclude Figuccia - circa 13 miliardi di euro. Partendo da un dato tanto significativo, dobbiamo immaginare quanto sia altrettanto determinante rispolverare e porre al centro dei nostri stili di vita la cultura del consumo critico quale passaggio ineludibile per incentivare le nostre aziende, gli agricoltori e gli allevatori siciliani. Il born in Sicily costituisce una garanzia che non ha eguali, certificata dai tantissimi marchi Igp e Dop: il pecorino siciliano, l’olio extravergine di oliva, l’arancia rossa, il cappero di Pantelleria, il ficodindia dell’Etna, il limone interdonato Messina, la pesca di Leonforte, il pistacchio verde di Bronte, il pomodoro di Pachino, il cioccolato di Modica".

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