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Call center Almaviva, è crisi nera: "Sede di via Cordova rischia chiusura"

A dirlo è il segretario generale della Slc Cgil palermitana, Maurizio Rosso. Wind-Tre e Tim già dalle prossime settimane ridurranno drasticamente i volumi di traffico e 1.300 lavoratori potrebbero perdere il posto. Proclamato stato d'agitazione, richiesto incontro al Mise

Si tinge di nuovo di nero il futuro del call center di Almaviva: a rischio 1.300 posti di lavoro. "Due dei maggiori committenti, Wind-Tre e Tim, che coprono almeno il 50% dell'intero fatturato sviluppato su Palermo - afferma il segretario generale della Slc Cgil palermitana, Maurizio Rosso - ridurranno drasticamente, già dalle prossime settimane, i volumi di traffico, e quindi il lavoro di circa il 70%". Le novità sono emerse nel corso di un incontro con i sindacati che si è svolto lo scorso martedì nella sede di Sicindustria ma sono trapelate solo oggi. "C'è il timore concreto - continua Rosso - della chiusura della sede di via Cordova". 

E i sindacati procamano lo stato di agitazione a partire da oggi oltre a richiedere l'apertura di un tavolo al Mise. In una lettera inviata al ministro per lo Sviluppo economico, Luigi Di Maio, al presidente della Regione, Nello Musumeci, al sindaco di Palermo Leoluca Orlando le organizzazioni sindacali territoriali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Tlc chiedono “un intervento immediato del governo per scongiurare una catastrofe sociale che riguarda più di 3mila famiglie e che, se non affrontata subito, diventerà irreversibile”.

Wind Tre ha un contratto con Almaviva fino al 2021 e occupa 771 operatori, mentre la commessa Tim scadrà nel 2020 e impiega 623 operatori. Da anni, il settore dei contact center attraversa una crisi significativa, che negli ultimi mesi ha assunto caratteristiche di irreversibilità. "Slc da anni denuncia le inadempienze da parte di governi e aziende che non hanno dato nessun impulso alla regolamentazione per il funzionamento e lo sviluppo di questo settore - continua il segretario - Palermo è diventato di fatto un distretto dei call center, e ciò dimostra che questo segmento del lavoro è fondamentale per l'economia del territorio. Chiediamo che sia immediatamente affrontato il tema con un incontro al ministero dello Sviluppo economico per la risoluzione di questi elementi distorti che stanno uccidendo l'intero settore perché Palermo non si può permettere di perdere altri posti di lavoro". 

Al momento diversi lavoratori si trovano al 40% di Cigs (cassa integrazione giornaliera), che significano 8 giorni al mese pagati al 50% e quindi 140 euro circa in meno di stipendio al mese. L'azienda adesso chiede il 60% di Fondo integrazione salariale, ovvero 12 giorni al mese e quindi più di 200 euro in meno di stipendio.

L'appello - quello di Rosso - condiviso anche da Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl Tlc che in una nota congiunta chiedono di riaprire un tavolo al Ministero: "Si richiede un intervento del Governo per scongiurare una catastrofde sociale che coinvolge più di 3 mila famiglie e che se affrontata immediatamente diventerà irreversibile".

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