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Sabato, 20 Aprile 2024
Economia Resuttana-San Lorenzo / Via Ugo la Malfa

Accenture, il dramma di Giuseppe: "Ho perso tutto, non mangio più"

Uno dei lavoratori della multinazionale da ieri ha iniziato lo sciopero della fame. Venerdì l'ennesimo tavolo presso il ministero dello Sviluppo economico per cercare di evitare i licenziamenti. L'appello: "Vogliamo lavorare ma a condizioni umane"

Giuseppe Palazzolo è uno dei 262 lavoratori delle sede palermitana di Accenture che, da un momento all'altro, potrebbero perdere il lavoro. Ieri per protestare contro  questa eventualità, si è incatenato ai cancelli dell'azienda, in via Ugo La Malfa, ed ha iniziato lo sciopero della fame, tutt'ora in corso. "Ho bevuto solo acqua e succhi di frutta e sono deciso ad andare avanti", racconta a PalermoToday.

Probabilmente rimarrà senza un'occupazione perchè La British Telecom ha deciso di recedere anticipatamente il contratto con Accenture, multinazionale che forniva all'azienda servizi di assistenza ai clienti. Questa la motivazione ufficiale ma secondo Giuseppe ci sarebbe dell'altro: "Le due multinazionali non sono in crisi, hanno i bilanci in positivo ma la manodopera in Romania costa meno e quindi vogliono delocalizzare. Hanno già iniziato a farlo due anni fa quando, per non rimanere senza lavoro, abbiamo accettato le loro condizioni e ci siamo tagliati la retribuzione del 18%", spiega. "Avevo un contratto determinato e guadagnavo 1.400 euro al mese, diventate poi 1.200", continua Giuseppe.

Giuseppe non è l'unico a manifestare il suo dissenso nei confronti della multinazionale: da oltre due settimane anche i suoi colleghi stanno intraprendendo diverse forme di protesta. Ieri l'ultima: alcuni dipendenti sono saliti sul tetto. Diversi gli incontri tra le parti per cercare di trovare un compromesso ma ancora niente.

"Vogliono cancellare i quindici anni di anzianità che abbiamo conquistato facendoci firmare delle lettere con le quali ci impegnamo a non presentare vertenza e a deturparci lo stipendio di un ulteriore 20%. In altre parole, vogliono un lavoro di qualità italiana pagato come quello indiano. Noi non possiamo accettare", prosegue Giuseppe. Le due aziende non sembrano voler fare nessun passo indietro ed è questo il motivo per cui anche l'incontro di ieri, a Roma, si è concluso con un nulla di fatto.

Venerdì è previsto l'ennesimo tavolo presso il ministero dello Sviluppo economico, a Roma. Ecco l'appello di Giuseppe: "Noi vogliamo lavorare ma a condizioni umane. Forse le multinazionali e i nostri politici pensano che al Sud, dato che il lavoro non c'è, siamo delle scimmie"?

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