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Cronaca Zen

Pusher alla sbarra per lo spaccio di droga tra i padiglioni dello Zen, condanne ridotte

Sconti di pena anche consistenti per gli imputati del processo d'appello nato dall'operazione "Teseo" con quale nel 2017 i carabinieri hanno smantellato la rete dello spaccio. L'organizzazione era meticolosa, con "turni di lavoro" e accorgimenti per evitare i controlli. Contabilità affidata a una donna

Nessuna assoluzione, ma sconti di pena - anche consistenti - per gli imputati del processo d'appello nato dall'operazione "Teseo" con quale nel 2017 i carabinieri hanno smantellato la rete dello spaccio di droga allo Zen. Lo riporta il Giornale di Sicilia. I militari hanno documentato come l'attività fosse gestita in modo "professionale". Giovani vedette erano in costante contatto telefonico con gli spacciatori per avvisarli dell’eventuale arrivo delle forze dell’ordine. I pusher avevano veri e propri "turni di lavoro". Tre i capi: Antonino Mazza, Massimiliano Zarcone e Salvatore Bonura. I soldi erano "affidati" a Elena Billeci (moglie di Zarcone), la contabile del gruppo.

Zen, blitz nel regno della droga

Le condanne

L'unico che si è visto confermare la prima sentenza è Ignazio Ferrante, che dovrà scontare 2 anni. Marcello Di Maria è stato invece l'unico a non ricorrere in appello (condannato a un anno e 8 mesi in primo grado). Elena Billeci in primo grado era stata condannata a 2 anni e 4 mesi, adesso invece la pena è scesa a soli 4 mesi. Salvatore Bonura ha ottenuto uno sconto di due anni: da 5 e 4 mesi a 3 e 4 mesi. La pena più pesante era toccata e tocca ancora ad Antonino Mazza, da 8 anni a 6 e 4 mesi; Massimiliano Zarcone è passato da 6 anni a 4, 6 mesi e 20 giorni; Salvatore Catanzaro partiva pure lui da 6 anni: ha avuto 5 anni e 5 mesi. 

Più complessa la posizione di Benedetto Moceo, difeso dall'avvocato Cinzia Pecoraro: il gup gli aveva inflitto 5 anni e 4 mesi, la Corte lo ha assolto da alcune accuse, ha rilevato l'esistenza di un precedente giudicato per altre e ha applicato la continuazione con una sentenza dell'1 febbraio 2018, dandogli 4 anni, 6 mesi e 20 giorni.

Salvatore Lombardo, che aveva avuto 5 anni in primo grado, adesso è passato a 3 anni e 8 mesi. Difeso dall'avvocato Ivana Rigoli, ha ottenuto la revoca dell'interdizione legale e la sostituzione dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici con quella per 5 anni. Antonino Zarcone ha avuto 4 anni, contro i 4 e 4 mesi del primo grado. E' scesa da 4 a 3 anni e 8 mesi la condanna per Nunzio Brancato; da 3 anni e 2 mesi a 2 anni, 7 mesi e 10 giorni Francesco Cataldo; Calogero Chianello da 2 anni e 8 mesi del primo grado a 2 anni, un mese e 10 giorni; Benedetto D'Amico da 3 anni e 2 mesi a 2 anni e 4 mesi; Francesco Paolo D'Amico da 2 anni e 4 mesi a un anno, 11 mesi e 20 giorni; Roberto Di Cara da 2 anni a un anno e mezzo. Quattro mesi in meno per Alessandro Favarotta, che ora dovrà scontare 4 anni; sconto di circa sei mesi per Davide Ficarrotta, che ha avuto 2 anni e 20 giorni; continuazione con un precedente giudicato per Gianluca Gennaro, che ha ottenuto la riduzione da 3 anni e 4 mesi a 2 anni e 10 mesi; Gabriele Mazza da 3 anni e 2 mesi a 2 e 10 mesi; Paolo Puleo è stato parzialmente assolto passando da 4 anni e 2 mesi a 3 anni, 8 mesi e 20 giorni; Salvatore Rappa da 3 anni è passato a 2 anni, 5 mesi e 20 giorni; Alessandro Teresi da 3 anni e 4 mesi, a 2 anni, 10 mesi e 20 giorni.

Droga, blitz allo Zen - le foto

La divisione dei compiti

I vertici "governavano" dai padiglioni di via Pensabene. Gli acquirenti arrivavano da tutta Palermo, ma anche da Catania. La droga veniva custodita in nascondigli diversi in base alla tipologia e confezionata secondo modalità precise e costanti nel tempo (stecchette di hashish, bustine di marijuana, piccoli involucri a goccia per la cocaina). Per lo spaccio c'era chi copriva il "turno" la mattina, chi "lavorava" l’intero pomeriggio fino alla sera, e poi c'era il "notturno" fino alle 8 dell'indomani. Immancabile il “passaggio di consegne”, con il conteggio e l’eventuale ripartizione delle dosi avanzate e del denaro ricavato tra "smontanti" e "subentranti". I pusher venivano pagati 50-80 euro al giorno in base agli affari.

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