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Cronaca

"Maestra, accanto a un maschio non mi siedo": bimba fa incastrare il papà violento

All’invito di cambiare banco e mettersi accanto a un compagnetto la piccola si era rifiutata: da qui le indagini che hanno ricostruito le continue violenze (anche sessuali) nei confronti di una donna da parte di un pizzaiolo marocchino. Imposto il divieto di avvicinamento

Nove anni di inferno passati tra continue violenze, anche sessuali, senza risparmiarsi neanche davanti alla figlie piccole. Un tunnel da cui una donna, che conviveva con il suo compagno di origini marocchine, non sarebbe mai uscita se qualcuno non le avesse teso la mano. A consentire l’avvio delle indagini una delle due figlie durante un’attività a scuola. All’invito della maestra di cambiare banco e sedersi accanto a un compagnetto, lei si è rifiutata categoricamente: “No, io accanto ai maschi non mi siedo. Sono violenti”. Il gip Claudia Rosini ha emesso un’ordinanza di misura cautelare che impone all’uomo l’obbligo di allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento. Per lui le accuse sono di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale.

Dopo l’input fornito dalla bambina, i maestri e la scuola si sono attivati per riferire la circostanza ritenuta anomala all’autorità giudiziaria. Ritenendo fondata la preoccupazione il sostituto procuratore Chiara Capoluogo ha delegato gli agenti di polizia giudiziaria presso la Procura dei minori di approfondire e verificare cosa succedesse in quella casa. Se quell’allarme inconscio fosse solo la punta di un iceberg fatto di violenze e terrore. Dopo vari appostamenti e altre attività, i poliziotti sono riusciti ad avvicinare la donna vittima, potenzialmente vittima del suo compagno dal quale aveva avuto due figlie. Altre attività hanno consentito poi di costruire un quadro chiaro del clima di terrore che lei e le due bambine - di 8 e 6 anni - hanno vissuto in quasi un decennio.

Lui, pizzaiolo precario con il vizio dell’alcol e la passione per il gioco d’azzardo, avrebbe preteso di dettare legge in casa, punendo con la violenza fisica qualunque “mancanza di rispetto”. Tanto che un giorno, al culmine dell’ennesima lite, avrebbe dato un pugno in faccia alla sua compagna provocandole una grave trauma all’occhio. Impensabile per lei denunciare questa o altre occasioni. Quando la notte rientrava a casa dopo il suo turno in pizzeria, svegliava la donna e in alcuni casi la costringeva anche ad avere rapporti sessuali non consenzienti. Guai a sottrarsi a quello o ad altri doveri coniugali, tra i quali l’educazione delle bambine. E se piangevano lui trovava un’altra “buona scusa” per picchiarla selvaggiamente. Nulla di ciò che l’uomo, ormai dieci anni fa, aveva mai fatto per conquistare la donna, diventata ormai una proprietà di cui disporre arbitrariamente.

Un atteggiamento che ormai la teneva paralizzata e dalla quale non sarebbe mai uscita se gli investigatori, con tatto e pazienza, non avessero insistito per ricostruire in maniera completa la vicenda. Quando ormai tutto era chiaro, i poliziotti hanno atteso che il pizzaiolo marocchino lasciasse casa per prendere la donna, le due bambine e accompagnarle in una struttura protetta. Non appena l’uomo avrà pronti i bagagli e lascerà l’appartamento, dovrà stare ad almeno 500 metri di distanza dalla convivente e dalle bambine. Solo al termine del processo penale che verrà, l’autorità giudiziaria e i servizi sociali dovranno valutare se sottoporlo a un percorso riabilitativo per consentirgli, un giorno, di riavvicinarsi alle figlie.

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