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Cronaca Polizzi Generosa

Una sua impronta sulla lettera di minacce, indagato "l'eroe" antimafia Liarda

E' stata rilevata dai tecnici del Ris dei carabinieri, eppure quella busta era stata aperta della moglie e consegnata ai militari. Il sindacalista della Cgil - che si è battuto per riuso sociale del feudo di Verbumcaudo, confiscato a Michele Greco - da anni denuncia intimidazioni

Da vittima di mafia a indagato. E' la grottesca storia del sindacalista della Cgil Vincenzo Liarda. Per anni ha denunciato minacce mafiose, ora è indagato per simulazione di reato: i tecnici del Ris dei carabinieri hanno rilevato una sua impronta digitale in una delle lettere minatorie. Un'impronta che non avrebbe dovuto esserci, perché la busta - arrivata a casa del sindacalista via posta - era stata aperta dalla moglie e consegnata ai militari.

La notizia, pubblicata sull'edizione odierna di RepubblicaPalermo, ha sconvolto Polizzi Generosa. Liarda si è battuto a lungo per il riuso sociale del feudo di Verbumcaudo, un ampio appezzamento del centro madonita, confiscato al "papa" Michele Greco. Negli anni, ha denunciato una ventina di intimidazioni, non solo lettere, in alcuni casi contenenti proiettili, ma anche piccoli danneggiamenti. Liarda - presidente del Consorzio madonita per la legalità e lo sviluppo - è così diventato una delle icone dell'antimafia siciliana e gli era stata assegnata una scorta, che tra mille polemiche gli era stata poi revocata.

Al sindacalista - che alla Cgil ha avuto anche incarichi nazionali - è stato sequestrato un computer, ora all'esame degli inquirenti. Secco il commento della procura di Termini Imerese guidata da Alfredo Morvillo, cognato di Giovanni Falcone. "Ci limitiamo - dicono i pm - ai fatti oggettivi che emergono". L'inchiesta sulle minacce a Liarda era stata condotta dai carabinieri di Monreale e coordinata dalla Dda di Palermo.

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