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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Ville, negozi e auto di lusso: chiesta confisca beni del boss Salvatore Milano

Arrestato nell'operazione "Perseo" e ritenuto l'ex cassiere del mandamento di Porta Nuova. Il sequestro dei beni, dal valore di 5 milioni, era scattato nel 2015. In aula anche Filippo Giardina, accusato di essere un prestanome di Milano: resta incerto il futuro della catena di negozi Bagagli

Chiesta la confisca dei beni di Salvatore Milano, storico uomo d'onore della famiglia di Palermo Centro, già condannato per mafia, arrestato nell'operazione "Perseo" del 2008, e di nuovo condannato a sei anni e 4 mesi dalla Corte d'appello. Ancora incerto invece il futuro della catena di negozi Bagagli. Dopo il rinvio dello scorso 21 febbraio infatti il presidente del collegio Raffaele Malizia accorda un nuovo rinvio ai difensori di Filippo Giardina, titolare della famosa catena di negozi accusato da un pentito di essere prestanome proprio di Salvatore Milano e per questo coinvolto in un sequestro da parte delle Misure di Prevenzione, allora presiedute dal giudice Silvana Saguto. I legali difensori di Giardina - gli avvocati Domenico La Blasca e Accursio Gallo, insieme all’avvocato Loredana Greco - proveranno a smontare l'impianto accusatorio il prossimo 19 giugno.

Intanto il pm Maria Teresa Maligno - oltre alla confisca di una lussuosa villa con piscina, negozi, appartamenti, auto di lusso e conti correnti - ha chiesto l'obbligo di soggiorno per 5 anni per colui che è considerato il "cassiere di Porta Nuova". Milano, arrestato nell’ambito dell’operazione Perseo, è stato finora detenuto agli arresti domiciliari a causa di gravi problemi di salute fin quando la condanna non è divenuta definitiva. Dopo il carcere, la libertà vigilata, il magistrato di sorveglianza ha richiesto la revoca della misura di prevenzione non essendoci più gli estremi della “pericolosità” nonostante il reato commesso. Ed è proprio questo il nodo della difesa dell’avvocato Jimmy D’Azzò che si oppone alla proposta del pm: "Se la pericolosità c’è stata - spiega il legale - è roba vecchia perché Milano, ad oggi, dopo aver scontato la sua pena, conduce una vita tranquilla con la sua famiglia".

Sequestrati beni per 5 milioni al "cassiere di Porta Nuova"

In aula intanto Filippo Giardina è accompagnato dal figlio e dalla nuora. L’avvocato Loredana Greco cerca di chiarire la posizione della figlia Valentina, da anni residente all’estero tra l'Inghilterra e la Nuova Zelanda, ma coinvolta nella misura di prevenzione in quanto socio accomodante della Bagagli sas. La difesa precisa che la figlia maggiore di Giardina non si sarebbe mai occupata della gestione dell’attività di famiglia, non avendoci mai neppure lavorato. I beni sottoposti alla misura (tra cui un immobile e i conti correnti) secondo la difesa nulla avrebbero a che fare con l’attività del padre. Anche per l’ex moglie di Giardina, un tempo impiegata nella catena di negozi ma licenziata dall’allora amministratore giudiziario Walter Virga, la confisca non avrebbe motivo di esistere perché, ai tempi, si trovava in comunione dei beni con il marito da cui ha divorziato nel 2008.

Tutto sospeso dunque fino al 19 giugno quando gli avvocati La Blasca e Gallo prenderanno la parola. Dovranno dimostrare che Giardina è estraneo ai fatti che lo hanno coinvolto nel 2013, quando la sua azienda è stata ritenuta in "odor di mafia" e messa in amministrazione giudiziaria. Allora, al momento del cambio ai vertici, aveva 25 dipendenti e 8 punti vendita, oggi ridotti rispettivamente a 17 e 4.

Intanto, proprio in questi giorni, l’azienda oggi amministrata dall’avvocato Antonio Coppola insieme a Nunzio Purpura, amministratore unico dell'azienda ed ex capo dei vigili urbani di Palermo, starebbe per cedere il punto vendita di via Messina a due storiche dipendenti. Si tratterebbe di un contratto di "affitto d'azienda" con il quale si trasferisce la gestione dell'attività. Il costo dell'operazione ammonterebbe a 15 mila euro per l'avvio, più 3 mila euro di canone periodico.

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