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Cronaca Noce

"Sei un cornuto e sbirro": botte da orbi per il negoziante ribelle

Un'azione "esemplare" diretta a chi aveva osato non piegarsi al racket del pizzo. La denuncia del commerciante ha fatto subito dopo scattare l'operazione "Agrion" durante la quale sono stati arrestati 7 malviventi accusati anche di tentato omicidio

"Sei uno sbirro, un cornuto e sbirro". Queste le parole che venivano gridate al commerciante della Noce mentre veniva pestato a suon di calci, pugni e martellate. Un’azione "esemplare" diretta a chi aveva osato non piegarsi al racket del pizzo. La denuncia del commerciante ha fatto subito dopo scattare l'operazione "Agrion" durante la quale sono stati arrestati 7 malviventi accusati anche di tentato omicidio (LEGGI I I NOMI). "Ricevuto il primo colpo all'occhio sono caduto per terra – racconta il commerciate della Noce -. Mi colpiva come una furia ripetutamente alla testa e sentivo i calci che mi sferravano altre persone. Ho temuto per la mia vita, per quei colpi con il martello".

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Botte da orbi anche per il fidanzato della figlia del commerciante, che aveva tentato di difendere il suocero. Il giovane è stato due giorni in coma, ha riportato una grave ferita all'occhio e una frattura al cranio. Il commerciante ha subito ferite all'occhio e alla testa e la frattura del setto nasale. Dopo la spedizione il commerciante ha trovato la forza di denunciare. Ricorda così l’inizio di tutto: “Avevo aperto a luglio un negozio di tendaggi, ferramenta e casalinghi. Quando a settembre ricevetti la richiesta di pizzo mi rivolsi a un conoscente della zona per non pagare: il giorno dopo, mi disse che era riuscito a farmi avere uno sconto”. Ma l’uomo, alla fine, si dice risoluto a non pagare. Un concetto che chiarì anche al boss della Noce, Castelluccio, il quale gli contestò il fatto che una persona che era stata in carcere non avrebbe dovuto rivolgersi alla polizia. D’altra parte il commerciante replicò che aveva deciso di cambiare vita e, bluffando, aggiunse che era già andato alla polizia per denunciare. Da qui la decisione di dare una lezione al cittadino ribelle.

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"La mafia non ammette che ci si possa ribellare ad essa" ha spiegato in conferenza stampa il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo. "Un episodio come questo – aggiunge – fa comprendere come l’estrema violenza dell’azione punitiva servisse a dare l’esempio a tutto il quartiere”. Infine Messineo trae da questo episodio anche delle conseguenze positive: “Il controllo del territorio da parte di Cosa nostra è diminuito, la mafia non è più potente come una volta e dunque per affermare il proprio volere deve ricorrere a gesti così violenti, eclatanti, esemplari".

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