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Cronaca Capaci

Si getta nel Brenta per farla finita, ma la telefonata di un 30enne di Capaci lo salva

E' accaduto nel Padovano. Un uomo di 48 anni aveva deciso di suicidarsi gettandosi nel fiume. Il destino ha voluto che la sua strada si incrociasse con quella di Federico Sirchia e del suo carro attrezzi. "Non fare cavolate", gli ha urlato. Poi l'intevento di 115 e carabinieri

Quando ha visto quell’uomo avvicinarsi al ponte e spingere a terra la bici, ha capito subito che qualcosa sarebbe successa di lì a poco. E infatti quell’uomo, un 48enne romeno, aveva deciso di farla finita mettendosi a cavalcioni sulla balaustra del ponte. Il destino ha però voluto che la sua strada e quella di un ragazzo di Capaci residente a Noventa Padovana si incrociassero, per scrivere un finale diverso alla tragedia che stava per consumarsi a Vigonza, nel Padovano.

A ricostruire le concitate fasi è proprio Federico Sirchia, trentenne che ormai da due anni ha lasciato la Sicilia e adesso lavora in una ditta che si occupa di soccorso stradale. "Stavo raggiungendo un cliente quando ho visto la scena. Era pronto a lanciarsi nel Brenta. Per prima cosa - racconta a PalermoToday - ho cercato di temporeggiare e trattenerlo, di convincerlo a non fare cavolate. Lui era disperato, non voleva ascoltarmi. Ho capito che da solo non potevo fare nulla e quindi mi sono diretto verso il mio carro attrezzi per prendere il cellulare e lanciare l’allarme".

"Stai fermo, non ti muovere!", ha urlato il giovane mentre stava raggiungendo il suo mezzo per recuperare il cellulare, ma proprio allora il 48enne - originario della Romania - si è lanciato nel fiume. “Ho chiamato i soccorsi e quattro minuti dopo sono arrivati i vigili del fuoco del Nucleo speleo alpino fluviale con un gommone e i carabinieri”. Il resto del racconto è una corsa contro il tempo da parte dei soccorritori per recuperare quell’uomo rimasto per uno o due minuti con la testa sott’acqua.

“Dopo essersi lanciato - prosegue Sirchia - aveva cercato per un po’ di nuotare, poi ha cercato di aggrapparsi a un pilone. Anche io avevo provato a calare il verricello del mio carro per aiutarlo, insieme ad altre due persone che credo fossero il cognato e il figlio del 48enne. Niente da fare. Quando l'ho visto galleggiare ho pensato al peggio. Per fortuna i soccorritori sono riusciti a riportarlo. Era molto frastornato ma abbiamo potuto tirare tutti un sospiro di sollievo. Ho fatto quello che ho potuto e spero che in qualche modo possa essere servito”. A quel punto l’aspirante suicida è stato preso in cura dai sanitari del 118 che l’hanno portato nel vicino ospedale dov’è entrato in codice giallo e rimasto solo per qualche ora.

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