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Cronaca Pallavicino / Via Trapani Pescia

Tragedia al Tc3, morto assicuratore: 10 anni fa attraversò lo stretto di Gibilterra a nuoto

Fabio Lo Grande, 56 anni, è stato colto da malore mentre si trovava all'interno della piscina riscaldata del circolo di Pallavicino. Inutili i tentativi di rianimarlo da parte dei soccorritori. Nel gennaio 2008 la grande impresa: più di 20 chilometri sfidando le correnti gelide

Dieci fa aveva attraversato lo stretto di Gibilterra a nuoto, oggi pomeriggio è morto a soli 56 anni mentre si trovava nella piscina riscaldata del Tc3. Fabio Lo Grande, è deceduto mentre si trovava all'interno dell'impianto sportivo di via Trapani Pescia, nella zona di Pallavicino. Inutili le manovre di rianimazione tentate dal personale sanitario del 118.

Sul posto sono intervenuti anche gli agenti delle volanti di polizia, in attesa dell'arrivo del medico legale. Sembrerebbe che l'uomo - nuotatore della società sportiva "Mimmo Ferrito" - si trovasse nella piscina del circolo quando ha accusato un malore. Era entrato da pochi minuti in vasca e si stava riscaldando quando ha accusato un malore. La salma verrà riconsegnata ai familiari.

morto tc3 21 gennaio 2019-2

Lo Grande, nella vita agente assicurativo, passava le sue giornate dietro una scrivania. Non appena possibile, però, indossava il costume, prendeva la sacca con tutto l’occorrente e si dedicava a una delle sue più grandi passioni. Dieci anni fa era riuscito, a 46 anni, nell'impresa di attraversare lo stretto di Gibilterra a nuoto. Più di venti chilometri sfidando le correnti gelide e tutti gli altri rischi che comporta l’impresa.

Dopo 3 ore e 40 minuti passati in acqua, partendo da Tarisa (Spagna) e arrivando a Perejil, un isolotto disabitato che si trova proprio nello stretto di Gibilterra. Una traversata eccezionale che poche centinaia di persone avrebbero tentato nella vita e per la quale Lo Grande avrebbe voluto fare di più, rifacendo il percorso inverso e tornando da dove era partito. Il vento però iniziò a soffiare forte, convincendolo del fatto che fosse meglio desistere. A chi gli diede l’appellativo di “Superman” lui rispondeva di essere un atleta qualunque che aveva deciso di sfidare i propri limiti e di esserci riuscito grazie all’impegno e al sacrificio.

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