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Cronaca Calatafimi / Corso Calatafimi

"Ha stuprato una compagna di scuola con due amici", chiamate e chat al vaglio dei giudici

Slitta la sentenza per uno dei ragazzi che avrebbe abusato di una quindicenne in un parcheggio nella zona di corso Calatafimi. Il tribunale vuole verificare il tenore delle conversazioni tra i due: l'imputato ha raccontato che spesso avrebbe avuto rapporti sessuali con la vittima e che sarebbe stata lei a cercarlo

Acquisire tutto il traffico telefonico tra l'imputato, D. G., 19 anni, e la presunta vittima, una ragazzina di 15 anni, sua ex compagna di scuola, che è accusato di aver stuprato assieme a due coetanei (processati con il rito abbreviato) in un parcheggio nella zona di corso Calatafimi, il 29 novembre del 2018. I giudici della seconda sezione del tribunale - che oggi avrebbero dovuto emettere la sentenza per il giovane - hanno invece fatto un'ordinanza, disponendo anche che nella prossima udienza vengano sentiti proprio i coimputati.

Il collegio presieduto da Roberto Murgia vuole evidentemente chiarire i contorni dei contatti tra i due, visto che l'imputato, difeso dall'avvocato Giovanni Castronovo, ha sempre respinto le accuse, sostenendo che avrebbe avuto ripetutamente rapporti sessuali con la ragazzina e che spesso sarebbe stata lei a cercarlo e lui avrebbe declinato l'invito. Perché quindi avrebbe dovuto abusare di lei quel giorno? Questa è la sua linea difensiva. Inoltre D. G. non ha negato di essere stato presente nel parcheggio, ma ha spiegato di aver appreso soltanto in un secondo momento che dietro a quell'incontro vi sarebbe stato un ricatto ordito da uno dei suoi coimputati. 

Per D. G., arrestato a luglio dell'anno scorso, il procuratore aggiunto Annamaria Picozzi ed i sostituti Giorgia Righi e Sergio Mistritta hanno già chiesto una condanna a 9 anni di carcere. Paradossalmente, il processo con il rito abbreviato in cui sono imputati gli altri due diciannovenni è ancora pendente.

Era stata la ragazzina, col sostegno della famiglia, degli amici e anche della scuola, a denunciare la presunta violenza di gruppo. Con uno degli imputati avrebbe avuto una relazione in precedenza e proprio quando avrebbe deciso di troncare il rapporto, il compagno di scuola avrebbe preteso di vederla e di avere rapporti sessuali con lei, minacciando di diffondere una foto della vittima in mutandine. "Hai finito di trattarmi come un cane - così avrebbe scritto il ragazzo - forse non hai capito, se domani alle 4 non sei da me dico a tutti che invii foto in perizoma a chiunque, anche ai bambini".

Secondo la ricostruzione dell'accusa, l'adolescente, spaventata, avrebbe accettato l'incontro con il ragazzo e, il 29 novembre del 2018, anziché entrare a scuola, sarebbe andata in macchina nel parcheggio. Lui a quel punto avrebbe abusato di lei: "Ha iniziato a baciarmi contro la mia volontà - aveva denunciato la ragazzina - e ha iniziato a toccarmi dappertutto, con la forza mi ha messo le mani sotto la maglietta e mi ha sbottonato i jeans. Io non potevo uscire dalla macchina perché l'apertura dello sportello era rotta".

Il calvario dell'adolescente, però, non si sarebbe limitato a questo, perché il giovane avrebbe poi chiamato i suoi due amici, tra cui D. G., che una volta giunti nel parcheggio, a turno, avrebbero abusato anche loro volta della vittima. 

La tesi della difesa di D. G. emerge anche dalle intercettazioni fatte dai carabinieri quando assieme ai coimputati era stato convocato in caserma, in seguito alla denuncia della vittima: "E' per forza quello", diceva uno di loro riferendosi al presunto abuso e continuava: "Cioè t'immagini però se quella ha fatto una roba del genere?". Un altro aggiungeva: "Io salgo là dove sta quella e gli vado a rompere le corna". Proprio D. G. sosteneva poi che per "noi prove non ne ha, anzi ha i messaggi che le dicevo: 'Ah no, non ti voglio prendere in giro, mi siddia per ora...'". Un altro imputato spiegava: "Personalmente, non gliel'ho mai voluta dare e per un p... che mi faccio fare mi fai la denuncia? E' pazza! Rischiamo la galera! Non ho fatto fatto niente, un p... me lo ha voluto fare lei e io sono incolpato? Schifo! Ho sempre rifiutato questa p..., non può denunciare, qua superiamo i limiti". E ancora: "Ci sono le prove del ricatto che è fatto da lui e questo è innegabile... Noi due cosa abbiamo fatto? Ha chiamato lei, mi ha chiesto la foto della m... e se lei non era consenziente non mi chiamava!".

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