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Cronaca

"Stop alle trivellazioni nel Mare nostrum”: Greenpeace fa tappa al porto

Gli ambientalisti chiedono all'Anci Sicilia di intraprendere una battaglia giudiziaria per fermare il progetto "OffShore Ibleo" di Eni che presenta uno studio di impatto ambientale "insufficiente" sotto il profilo del rischio geologico ed ambientale

Fermare “le perforazioni nel mare Nostrum” al largo della costa tra Gela e Licata. Greenpeace dice no alle trivellazioni nel Mediterraneo dalla nave Rainbow Warrior, ormeggiata nel porto. Gli ambientalisti chiedono all'Anci Sicilia di intraprendere una battaglia giudiziaria per fermare il progetto "OffShore Ibleo" di Eni. A fine maggio, il ministero dell'Ambiente ha dato l'ok alla valutazione di impatto ambientale del progetto, pur con qualche prescrizione che prevede due pozzi esplorativi e una serie di oleodotti collegati a una piattaforma. Per Greenpeace lo studio di impatto ambientale di Eni è "insufficiente", mentre definisce il decreto ministeriale "silente" sotto il profilo del rischio geologico ed ambientale e della sicurezza in caso di incidenti, autorizzando, tra l'altro, attività rischiose in un'area tutelate con siti della rete "Natura 2000".

"Questo decreto è scandaloso - ha detto in conferenza stampa il direttore della campagne di Greenpeace Alessandro Giannì -. E' gravissimo che sia stato autorizzata la realizzazione di impianti industriali quando non si conoscono nemmeno gli scenari da valutare". Dal monitoraggio dell'associazione, sul rischio ambientale da trivelle emerge poi che sarebbero una ventina le concessioni in fase di definizione per progetti di ricerca e coltivazione di compagnie petrolifere nella costa sud della Sicilia, da Marsala a Ragusa.

Per Greenpeace tocca ai sindaci agire per chiedere la revoca delle autorizzazioni, mentre accusa il governo Crocetta di aver fatto marcia in dietro nella battaglia in difesa dell'ambiente marino.

La nave rimarrà aperta al pubblico nel molo Santa Lucia anche oggi dalle 10 alle 21.



 

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