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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Infuria la polemica sulla fiction su Francese, Fava: "Gds? Editoriale triste e imbarazzante"

Lo sceneggiatore di "Liberi sognatori - Delitto di mafia" tuona: "Pretendere il diritto al silenzio, all'oblio, alla reticenza e alla menzogna sulla storia di un loro giornalista ammazzato dalla mafia è cosa assai triste, ancor più che grave"

Infuria la polemica intorno a "Liberi Sognatori, Delitto di mafia" la fiction di Canale 5 dedicata a Mario Francese, cronista del Giornale di Sicilia ucciso dalla mafia il 26 gennaio 1979. La fiction sul coraggioso cronista del Giornale di Sicilia ucciso dalla mafia il 26 gennaio 1979, getterebbe discredito sull'immagine del quotidiano e sui suoi editori, come scrivono in un editoriale dal titolo "Antimafia e mistificazioni" l’editore direttore del Giornale di Sicilia, Antonio Ardizzone, e il vicedirettore responsabile Marco Romano, che annunciano di aver dato mandato ai propri legali di comunicare la revoca dell’autorizzazione all’utilizzo del logo del quotidiano e di alcune pagine del giornale e di avanzare diffida contro la messa in onda (stasera alle 21 su Canale 5) della fiction. Tutto questo mentre Fnsi e Assostampa parlano di tentativo di censura e invitano Canale 5 a rigettare la richiesta di fermare la messa in onda, e anche l'Unci si è unita al coro.

Il Giornale di Sicilia: "Bloccate fiction su Francese"

Non ci sta neanche Claudio Fava, lo sceneggiatore di "Liberi sognatori, delitto di mafia". Lo scrittore, giornalista e parlamentare regionale siciliano, oggi ha tuonato: "L'editoriale che il Giornale di Sicilia dedica al film su Mario Francese, in onda stasera in tv, e dunque al sottoscritto, che di questo film è lo sceneggiatore, è triste ed imbarazzante: chi ha scritto quel film sarebbe 'un sedicente moralista, esponente di un'antimafia sempre più parolaia e di maniera. Ora, non si chiede al GdS di essere il Washington Post. Ma pretendere il diritto al silenzio, all'oblio, alla reticenza e alla menzogna sulla storia di un loro giornalista ammazzato dalla mafia è cosa assai triste, ancor più che grave. Ci dice quanta strada c'è ancora da fare. E quante verità da reclamare".

"'L'antimafia parolaia' sono i fatti che il film ricostruisce e che l'editoriale del GdS si guarda bene dallo smentire - prosegue Fava - Le frequentazioni, giudiziariamente accertate, fra l'editore del giornale Ardizzone e il capo della cupola di cosa nostra Michele Greco. L'attentato mafioso subito dal caporedattore del giornale senza che il suo stesso quotidiano gli dedicasse nemmeno un trafiletto di solidarietà. Gli incontri proposti con alcuni capimafia palermitani da un cronista di giudiziaria del GdS a Mario Francese, e da lui rifiutati, poco prima dell'assassinio".

Per Fava, insomma, è "un fatto, la solitudine umana e professionale che conobbe Francese in quei mesi. Un fatto le parole durissime nei confronti del Giornale di Sicilia contenute sia nella requisitoria del pm che nelle motivazioni delle sentenze di condanna dei suoi assassini". "Aggiunge oggi l'editoriale del GdS - dice ancora Fava - a proposito di una foto, ricordata nel film, che ritrae l'editore assieme a Michele Greco, che quell'immagine 'se mai esistesse risalirebbe a decenni prima'. Se mai esistesse? Acquisita agli atti del processo, descritta da decine di testimoni, ricordata dallo stesso Michele Greco e siamo ancora fermi alla negazione dell'evidenza? E raccontare quell'evidenza sarebbe antimafia parolaia?", prosegue Fava. 

"In ogni caso, aggiunge l'editoriale di oggi - conclude Fava - Michele Greco solo dopo diverso tempo sarebbe stato identificato dalle inchieste giudiziarie come mafioso. Falso. Pateticamente falso. Tutti sapevano, alla fine degli anni settanta, che Michele Greco a Palermo era il capo della mafia come Nitto Santapaola a lo era a Catania".

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