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Cronaca

Stazione spaziale cinese alla deriva, Sicilia ancora a rischio ma slitta la data della "caduta"

La previsione di rientro in atmosfera ad 80 km di Tiangong-1, inizialmente prevista per oggi, è stimata per le 00.34 del 2 aprile

Si farà attendere un po' più del previsto la "caduta" della stazione spaziale cinese Tiangong-1, che potrebbe riguardare anche la Sicilia e Palermo. Sulla base degli ultimi dati forniti dalla Agenzia spaziale italiana (ASI) durante il nuovo incontro del tavolo tecnico che si è aggiornato nel pomeriggio di ieri nella sede del Dipartimento della Protezione Civile, la previsione di rientro in atmosfera ad 80 km della stazione spaziale cinese è stimata per il 1 aprile alle ore 22:34 UTC (ora italiana 00.34 del 2 aprile), con una finestra di incertezza tra le 5 e le 10 ore.

La possibilità che uno o più frammenti della stazione spaziale Tiangong-1 possano cadere sul territorio italiano, Sicilia compresa, corrisponde a una probabilità stimabile intorno allo 0,2%. Le previsioni di rientro sono soggette a continui aggiornamenti perché legate al comportamento della stazione spaziale stessa rispetto all’orientamento che assumerà nello spazio e agli effetti che la densità atmosferica imprime agli oggetti in caduta, nonché a quelli legati all’attività solare.

Il capo dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli, in base agli aggiornamenti forniti dal tavolo tecnico riunito in seduta permanente, valuterà la convocazione del Comitato operativo nazionale per prendere le dovute decisioni in tempo reale.

Il vademecum della Protezione Civile

Eventi di questo tipo e casi reali di impatto sulla Terra, e in particolare sulla terraferma, sono assai rari. Pertanto non esistono comportamenti di autotutela codificati in ambito internazionale da adottare a fronte di questa tipologia di eventi. Tuttavia, sulla base delle informazioni attualmente rese disponibili dalla comunità scientifica, è possibile fornire, pur nell’incertezza connessa alla molteplicità delle variabili, alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di autoprotezione qualora si trovi nei territori potenzialmente esposti all’impatto:

  • è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti. Si consiglia, comunque, di stare lontani dalle finestre e porte vetrate;
  • i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti, così determinando anche pericolo per le persone: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;
  • all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono, per gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi), per gli edifici in cemento armato, in vicinanza delle colonne e, comunque, in vicinanza delle pareti; è poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell'impatto;
  • alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero sopravvivere all'impatto e contenere idrazina. In linea generale, si consiglia a chiunque avvistasse un frammento, senza toccarlo e mantenendosi a un distanza di almeno 20 metri, di segnalarlo immediatamente alle autorità competenti.

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