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Cronaca Tribunali-Castellammare / Via Fiume

"Cantante e interprete, amico dei poliziotti": il profilo del migrante ferito in via Fiume

Il giovane del Gambia, raggiunto da un colpo di pistola alla testa, lotta tra la vita e la morte. Un amico: "Un ragazzo eccezionale". La Cgil: "Lontano da droga e malavita, di mattina aveva giocato a calcio in un torneo per la legalità"

Estraneo ad ambienti di droga e della malavita. Anzi, sabato mattina assieme agli altri due amici aveva giocato a calcio a Monreale per un torneo per la legalità organizzato dall'associazione nazionale della polizia. Ecco chi era Yusupha Susso, il giovane gambiano di 21 anni che lotta tra la vita e la morte dopo che sabato pomeriggio è stato raggiunto da un colpo di pistola alla testa in via Fiume. Un "raid punitivo" scaturito dopo una discussione con alcuni ragazzi di Ballarò. Per il tentato omicidio la polizia stamattina ha arrestato Emanuele Rubino, 28 anni, pregiudicato palermitano.

LA SPARATORIA IN DIRETTA/VIDEO

"Ieri hanno sparato a un mio amico - scrive Sergio Baviera su Facebook -. Stava passeggiando in questa maledetta città e ha litigato con dei ragazzi per una stupidaggine. Era con altri due amici, gli animi si sono riscaldati. E uno dei ragazzi sconosciuti ha uscito una pistola. La ha puntata alla testa del mio amico. Ha sparato. Lui adesso è in ospedale. Il mio amico è una persona eccezionale. Voi direte che sono di parte perché è un mio amico. E forse è vero. Ma vi voglio raccontare chi è. E' nato in Gambia nel 1995 ed è arrivato in Italia con enorme coraggio dopo aver attraversato l'Africa del nord e avere lavorato per un po' di tempo anche in Libia. Nella sua vita è già stato muratore, minatore, cuoco, falegname. E cantante. Sì, è un grandissimo cantante". 

Sergio traccia un profilo di Yusupha. "Qui a Palermo - continua - dopo la terza media ha scelto l'Istituto alberghiero. Quando viveva in Gambia e poi in Mali era già in possesso di una cultura eccezionale, di quelle che non si imparano a scuola. Il mio amico è un jali, un cantante nomade. La sua famiglia gira per l'Africa occidentale suonando la kora e cantando. Questo ragazzo conosce tutti i canti tradizionali della lingua mandinka e della lingua bambara. Ma quando ci siamo conosciuti mi ha detto che è felice di essere in Italia. E' felice perché qui ha potuto finalmente studiare. E ama studiare. Nonostante lavori già con il tribunale come mediatore per le lingue che parla, che sono già cinque, lui vuole studiare. Tutte le volte che siamo insieme studiamo. E lui è instancabile ma mi perdona quando sono stanco e mi dice che la prossima volta studieremo un'altra cosa. Non la matematica perché lo sa che non sono bravo. Quando sono troppo stanco parliamo dell'Africa, dice che mi porterà in Gambia oppure parliamo di musica e mi parla di Toumani Diabate, che forse è suo parente o forse no. Qua a Palermo non molti hanno la kora. Ma la settimana scorsa avevo conosciuto un ragazzo che la suona ed eravamo rimasti d'accordo, sarebbe venuto con un percussionista e avrebbero fatto una jam. Anzi la faranno. E quindi - conclude - sono qui che scrivo e il mio amico è in coma. Gli hanno sparato alla testa. Sono in comunità e tutte le volte che suona il citofono spero di sentire cantare. Perché lui canta anche al citofono. E io gli apro la porta, poi studiamo e parliamo. Ed è bello stare in Italia perché qui si studia e non si spara".

Yusupha Susso sabato mattina assieme agli altri due amici aveva giocato a calcio a Monreale. "Un' amichevole per la Legalità sul campo della Conca d'Oro - scrive Bijou Nzirirane, responsabile immigrati della Cgil di Palermo - tra la squadra degli universitari stranieri e la neonata Asd Extra formata da giovani migranti. E' un ragazzo conosciuto da tanti poliziotti antimafia ed è impegnato: fa l' interprete presso la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale della Prefettura. E studia presso un istituto alberghiero. Ora è stato arrestato il colpevole, e l'aggressione è stata inquadrata nella giusta luce. Ma volevo intervenire - spiega - anche per fare emergere il profilo vero del ragazzo e per chiedere che quando si parla di immigrati bisogna farlo nella maniera più chiara possibile, per evitare di mettere inutilmente paura alla gente e fomentare altre reazioni".

"Sembrava fosse uno scontro tra bande di droga - ha aggiunto Ibrahim Kobena, responsabile degli studenti universitari stranieri - e invece non c'entra niente con la violenza. Non è stata una rissa. Ho informato subito il presidente dell'associazione della polizia di quello che era successo. I gambiani sono stati provocati da due ragazzi di Ballarò, che dopo aver lanciato delle offese e scagliato una pietra hanno anche chiamato i rinforzi. Non è la prima volta che i ragazzi della nostra comunità vengono presi di mira. Sabato dalle 9 alle 12 con Yusupha eravamo in campo assieme. I poliziotti sono nostri amici. Con Yusupha abbiamo partecipato a Bruxelles a luglio a un progetto di scambio per la commissione europea per l'integrazione, assieme a immigrati di altri Paesi. Siamo stati assieme per 25 giorni. A Palermo lui è interprete come me nella stessa commissione. Vive qui da 3 anni. E' arrivato sulla barca, minorenne".

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