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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Le prostitute palermitane e il sesso matto a due passi da via Libertà: "Fatemi un 'regalo'..."

Erano bollenti i telefoni di Maria Arena e Rita Barrile, le due donne arrestate ieri nell'operazione messa a segno dalla polizia. C'era chi chiedeva in omaggio un rapporto orale non protetto, chi chiamava dal cellulare della mamma. Clienti di tutte le estrazioni sociali: dall'avvocato all'operaio

"Dove vi trovate?". "Via Bonanno, vicino alla Statua". Era bollente il telefono di Maria Arena, una delle donne arrestate ieri nell'operazione che ha portato alla luce un maxi giro di prostituzione a Palermo. Lei, 38 anni, mediava tra i clienti e le ragazze ricevendo le telefonate degli uomini con i quali organizzava gli incontri. Clienti di tutte le estrazioni sociali: dall'avvocato all'operaio. Tra loro c'era chi si lamentava per l'eccessiva confusione all'interno della casa di prostituzione sottolineando che in un'occasione si era ritrovato con altre 4-5 persone dentro lo stesso appartamento, chi invece chiedeva se era un problema essere "straniero" come nel caso di un filippino, chi chiedeva la donna con i peli e chi preferiva il lato "B".

Giro di escort in centro: tre arresti

Fantasie, lussuria, momenti goderecci ma anche miseria. Si prostituivano donne con figli piccoli, alla disperata ricerca di soldi. Tra coloro che esercitavano c'era anche la moglie di un dottore ("che fa questo lavoro perché il marito non le dà più niente", dice in una telefonata Felice Gambino, arrestato ieri). E' lo spaccato che emerge spulciando le oltre 200 pagine di ordinanza a chiusura delle indagini che hanno portato agli arresti di ieri.

Le telefonate alle case del sesso | Video

L'aggancio spesso e volentieri era l'inserzione a sfondo sessuale sul sito bakekaincontri che pubblicizzava le prestazioni delle ragazze. Ragazze per modo di dire: chi aveva più di 40 anni (o 50 in un caso) si accorciava l'età perché ai clienti ingolosivano soprattutto le prostitute meno attempate. Tranne rare eccezioni. Come quel ragazzo che una volta ha chiamato dal cellulare della madre: "E' un posto tranquillo? Ho 22 anni, sono un po' piccolo - diceva alla titolare -. Cercavo una persona più grande". E c'è stato perfino un uomo la cui telefonata è partita da una farmacia.

Gli annunci esca per attirare la clientela erano tutto un programma. Si parlava di "mani fatate" e di "momenti di puro relax". Le prostitute erano quasi tutte palermitane, dieci, mentre una era romena. Un fattore che intrigava la fantasia dei fruitori. "Sei italiana?", chiede in un'occasione un cliente che chiama dalla Capitale. "Palermitana", risponde la titolare. "Palermitana? Bella (...) e allora famo una bella sc... perché io sto a Roma ma vengo per lavoro". C'era poi chi si accertava di trovare "donne coi tacchi" e chi chiedeva un "regalo". "Volevo semplicemente un p... scoperto". La risposta: "Dipende, ti devo prima conoscere perché a livello igienico non siete tutti uguali...".

Da un sopralluogo effettuato nei mesi scorsi dalla polizia in via Bonanno è emerso che all'interno dell'abitazione c'erano quattro stanze, tutte arredate con letti e corredate con luci soffuse, candele e profilattici custoditi in diversi cassetti. Un'abitazione che Maria Arena - insieme al suo compagno - aveva preso in locazione da una donna. In ogni stanza c'era un materasso a terra e una sedia per poggiare i vestiti. Dettagli venuti fuori dopo un'ispezione della polizia. Un uomo uscendo dalla casa del sesso di via Bonanno è stato raggiunto e fermato da due agenti in borghese. Una volta portato negli uffici di polizia, ha raccontato: "Io mi spogliavo integralmente, così come quella donna, che iniziava a messaggiarmi il corpo per poi terminare con un rapporto orale. Al termine pagavo a quella donna la somma di 50 euro".

Per comprendere quale fosse il volume d'affare di Maria Arena e l'estensione del giro di prostituzione basta tenere in considerazione la realistica stima indicativa dei suoi potenziali guadagni. Volendo effettuare un conto dei possibili ricavi è sufficiente considerare che dal 25 maggio 2019 al 2 luglio dello stesso anno sono state captate 380 conversazioni telefoniche tra Maria Arena e i suoi clienti. Una cifra alla quale va tolto il 30% di chiamate finalizzate solo a ottenere delle informazioni sulle prestazioni hot erogate così da ottenere il numero di clienti (266) che aveva effettivamente usufruito dei servizi erotici. Moltiplicando il numero dei fruitori per la percentuale di denaro che a cliente incassava Arena, ovvero 20 euro, si ricavava l'ammontare del suo guadagno, ovvero 5.320 euro in poco più di un mese. Erano principalmente tre le prostitute che lavoravano nella casa di via Bonanno.

Oltre Maria Arena, l'altra donna che gestiva l'intenso giro di prostituzione era Rita Barrile. Ai clienti lei offriva un ventaglio di potenziali servizi che comprendevano anche i rapporti a "domicilio", nelle case degli "avventori" o nelle auto. Tra le abitazioni messe a disposizione - oltre alla "solita" di via Bonanno - c'erano anche quelle di via Serenario, nella zona di via Dante, e di via Chiaramonte. Barrile accompagnava le prostitute nei luoghi dove si consumavano gli incontri sessuali con i clienti. Come Arena, anche Rita Barrile sfruttava la prostituzione delle donne incassando parte delle somme di denaro percepite dalle ragazze. E in una circostanza rassicurava così il suo intermediario a proposito di un domicilio: "Possiamo fare il domicilio fino a mezzanotte e trenta (...)". E ancora: "Anche se non ci sono io non è un problema, vero? Chiamo alla ragazza allora (...). E' tranquilla, sistemata e pulita. E' pure una bella porcona". Con una precisazione per chi chiedeva le ragazze magre: "Le ragazze sono tante, per avere una ragazza magra anzitutto devi telefonare di mattina e devi andare in via Bonanno".

Nell'ordinanza viene poi tracciato il profilo di Rita Barrile, protagonista di un "salto di qualità": da prostituta che si limitava a erogare prestazioni sessuali a prostituta e nello stesso tempo imprenditrice del sesso a pagamento. Tutto questo dopo che la titolare del contratto di locazione dell'appartamento di via Andrea Chiaramonte - nella zona del Policlinico - aveva mandato via la precedente prostituta, soprannominata "Brioscia" ("è sporca", viene etichettata in una conversazione al telefono), proponendo alla Barrile di prendere in affitto l'appartamento per trasformarlo in casa del sesso. Un canone fissato in 50 euro al giorno per un totale di 350 euro a settimana da corrispondere ogni sabato. "Qua si macina perché non c'è la Ztl", dicevano al telefono le due donne. Tra gli appuntamenti a cielo aperto scelti dalla Barrile c'era anche piazzale Giotto. "Mi posso mettere in macchina tua per farlo così vengo col motore?", chiede un cliente. Lei risponde: "Meglio nella tua perché di solito vengo con un'amica".

Ha assunto un ruolo importante nella vicenda - infine - anche la figura di Felice Gambino, 37 anni, l'ultimo degli arrestati di ieri. Chiamato "u russu", gestiva la casa di via Gaspare Serenario dove si avvicendavano quattro prostitute. L'uomo si prodigava per mettere a disposizione alle varie prostitute alcuni servizi necessari come il controllo sullo svolgimento dell'attività, la pulizia dell'alloggio, la biancheria e l'approvvigionamento di beni di prima necessità come rotoloni di carta, acqua e caffè e ovviamente preveservativi. Perché nulla era lasciato al caso. Come viene fuori in una conversazione con una delle ragazze che aveva terminato da pochi istanti un rapido rapporto con un cliente: "Minchia, chi è Speeedy Gonzales?", chiede lui. La donna conferma il sesso veloce ma segnala un problema: "Non ce n'è più profillatici, c'era l'ultimo e l'ho usato io". Piccoli ingranaggi di un sistema capace di produrre incassi giganteschi.
 

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