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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Mafia, sequestrati beni a due fiancheggiatori del boss Raccuglia

Sigilli alle attività riconducibili ad Andrea Di Matteo e Giuseppe Salvatore Raccuglia, per un valore complessivo di 14 milioni di euro. Uno di loro aveva aiutato il capomafia, allora latitante, ad incontrare i propri familiari

Sigilli a due imprese, quote sociali, appartamenti e terreni. La guardia di finanza ha sequestrato due imprese edili, quote sociali, appartamenti, terreni, box, magazzini commerciali e disponibilità finanziarie, del valore complessivo di circa 14 milioni di euro, in esecuzione di due distinti provvedimenti emessi dal Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica. Due i soggetti interessati dai provvedimenti di sequestro.

Il primo è un 47enne originario di Altofonte, Andrea Di Matteo, tratto in arresto nel dicembre del 2010 in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Palermo con l'accusa di essere un favoreggiatore di Domenico Raccuglia, esponente di vertice della famiglia mafiosa di Altofonte. Per tale accusa, nel 2012, l'uomo è stato assolto dalla Corte d'appello di Palermo, dopo che in primo grado gli erano stati inflitti 9 anni.

Tuttavia, sulla base di ulteriori indagini che hanno evidenziato forti discordanze tra il patrimonio posseduto dal suo nucleo familiare e le fonti di reddito dichiarate, il Tribunale di Palermo ha disposto il sequestro dell'intero capitale sociale e del complesso di beni di una società attiva nel settore edile, del valore complessivo di oltre 4,4 milioni di euro, ritenuta riconducibile all'uomo sebbene fosse stata intestata ad altre persone.

Il secondo provvedimento ha interessato un 55enne, Giuseppe Salvatore Raccuglia, anch'esso originario di Altofonte e vicino all'omonima famiglia mafiosa, condannato nel 2011 dalla Corte d'Appello di Palermo a tre anni di reclusione per favoreggiamento personale, per aver aiutato il boss Domenico Raccuglia, a quel tempo latitante. Secondo le indagini, il soggetto aveva avuto un ruolo di primo piano nel fornire un supporto logistico ed economico durante i vari incontri del latitante con i suoi familiari.

I successivi accertamenti economico-patrimoniali svolti dalle fiamme gialle hanno consentito di ricostruire nei suoi confronti un cospicuo patrimonio, ritenuto il frutto del reimpiego di denaro di provenienza illecita. La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura, ha quindi disposto nei suoi confronti il sequestro di nove fabbricati e tredici terreni siti in Altofonte, una ditta individuale nella stessa località, quote societarie, disponibilità finanziarie (conti correnti, depositi a risparmio, rapporto titoli, polizze assicurative, buoni fruttiferi postali), quattro autoveicoli, il tutto per un valore complessivo di circa 9,4 milioni di euro.

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