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Cronaca

Usura, sequestrati beni per sette milioni a due fratelli

Secondo l’accusa avrebbero accumulato un vasto patrimonio nel corso degli anni grazie a prestiti a commercianti, imprenditori e privati concessi con tassi usurari

I finanzieri del comando provinciale hanno sequestrato beni per oltre 7 milioni di euro a due fratelli palermitani, da sempre considerati in città tra i principali esponenti del settore dell’usura e noti da anni come i maggiori referenti del credito illegale per città e provincia. L’operazione denominata “The Uncle” – “Lo Zio”, come si faceva chiamare uno dei due fratelli dalle vittime e dai collaboratori - condotta dal gruppo Tutela mercato capitali del nucleo di polizia tributaria, coordinata dai pm Dario Scaletta e Marco Verzera, ha consentito di sottrarre alla loro disponibilità, sottoponendoli a sequestro preventivo, un ingente patrimonio costituito da 18 immobili, tra cui ville, appartamenti, locali commerciali, magazzini e garage, bar-tabacchi a Misilmeri, 11  automobili, tra cui berline di lusso e suv, 3 motocicli ed una moto di lusso marca Bmw, alcuni dei quali intestati a prestanome, e 16 fra conti correnti e posizioni bancarie di vario genere contenenti oltre 115 mila euro.

Il vasto patrimonio era stato accumulato dagli indagati nel corso degli  anni grazie alla fervente attività di erogazione di prestiti a tassi usurari concessi a commercianti, imprenditori e privati cittadini. Totale la dedizione all’attività illecita e pressoché nulli, invece, i redditi dichiarati dai due fratelli che risultano essere, solo formalmente, titolari di attività di commercio ambulante di biancheria e calzature. Una delle vittime di usura, in ritardo con i pagamenti, è stata avvicinata, minacciata e malmenata da un “collaboratore” dei fratelli, costringendo gli inquirenti ad accelerare le fasi dell’operazione con l’esecuzione dell’arresto in flagranza di reato il 5 maggio scorso, per i reati di esercizio abusivo del credito, usura ed estorsione, proprio nel momento in cui si apprestava ad incassare la rata di restituzione di un prestito precedentemente erogato.

Le indagini hanno permesso di rilevare le vorticose ed incessanti operazioni finanziarie gestite dagli indagati che, per erogare i prestiti, adoperavano spesso denaro contante o assegni emessi da altre vittime – ancorché con clausola di non trasferibilità - senza indicazione del beneficiario, in modo tale da non comparire mai sui titoli e nelle transazioni. Determinante, come sempre, è stata la collaborazione fornita dalle vittime del reato che, stremate dalla pressione esercitata e dai crescenti debiti, hanno indicato agli investigatori i dettagli delle operazioni finanziarie illecite in cui, da anni, erano intrappolati.

Nel corso delle indagini, durate circa un anno, avviate a seguito della dichiarazioni di un collaboratore di giustizia anch’esso vittima di usura e della contestuale denuncia di una vittima, sono state ascoltate dagli inquirenti decine di persone che, in stato di estrema difficoltà economica, si erano rivolte ai fratelli usurai per ottenere la liquidità necessaria per mandare avanti le proprie imprese. Incisive, in particolare, sono state le intercettazioni telefoniche dalle quali emergeva come gli indagati, totalmente impegnati nelle attività illecite, trascorrevano intere giornate in diversi locali pubblici di Palermo, intenti, da veri professionisti, ad incassare le rate dei prestiti, a pianificare nuove erogazioni e ad adoperarsi per adescare nuovi potenziali debitori.

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