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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Politeama / Via Ruggiero Settimo

"Il rinnovo del contratto non viene applicato": la grande distribuzione sciopera

Circa 23 mila i lavoratori del settore nell'Isola a cui viene ancora applicato il contratto scaduto nel 2013. Scatta la protesta in piazzetta Bagnasco e in via Ruggero Settimo. I sindacati: "L'applicazione dei contratti collettivi è un obbligo indiscutibile"

Dopo gli edili e i precari della scuola, scioperano anche i lavoratori delle aziende aderenti a Distribuzione cooperativa e Federdistribuzione. Venerdì sono previsti sit in, dalle 9 alle 15, in piazzetta Bagnasco e in via Ruggero Settimo. La manifestazione è indetta da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil. Sono circa 23 mila i lavoratori interessati nell’Isola, mentre le insegne coinvolte sono quelle di Sma, Auchan, Zara, Oviesse, Upim, La Rinascente, Conbipel, Leroy Merlin, Limoni-La Gardenia, Ipercoop e Coop. 

“Con lo sciopero - dichiarano i segretari generali di Filcams Cgil, Monja Caiolo, Fisascat Cisl, Mimma Calabrò e UilTuCS Uil, Marianna Flauto - si persegue la ripresa del tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto collettivo dei lavoratori Coop e si condanna l’imposizione unilaterale da parte di Federdistribuzione dell’applicazione di un contratto scaduto dal 2013". Nel 2015 il contratto è stato rinnovato ma, spiegano i sindacati, le aziende che aderiscono a Federdistribuzione continuano a rifiutarsi di applicarlo. "L’applicazione dei contratti collettivi nazionali da parte delle aziende e il riconoscimento dei relativi trattamenti economici e normativi – proseguono i sindacati - è un obbligo che non può essere messo in discussione dall’arroganza e dalla prepotenza. L’adeguamento del salario è un diritto sacrosanto per tutti i lavoratori, bisogna mettere in campo tutte quelle azioni affinché nel nostro territorio prevalga la legalità e vengano colpite tutte quelle situazioni di dumping che creano disequilibri e concorrenza sleale generando uno scenario in cui, alla precarietà del salario, si aggiunge la perdita di diritti, e rendendo l’economia siciliana ancora più povera”.

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