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Cronaca

Scarpe appese ai fili della luce, al Villaggio arriva lo “Shoefiti”

Una dozzina di paia di calzature appese in una strada del Villaggio Santa Rosalia. Il fenomeno è nato nelle aree rurali degli Stati Uniti. Sul suo significato ci sono diverse teorie: dall'indicazione dei luoghi di spaccio al passaggio di una tappa dell'esistenza

Appese ad un filo in mezzo alla strada, impossibile non notarle: sono una dozzina di paia di scarpe messe a penzolare sul filo dell’illuminazione pubblica in via San Raffaele Arcangelo, a Villaggio Santa Rosalia (nella foto inviata da Francesco Spagnolo). Si tratta di una pratica curiosa, chiamata “shoefiti", che – se la memoria non ci inganna – per Palermo rappresenta una novità. La parola unisce i termini di "shoe", scarpa e quello di graffiti.

L’origine del fenomeno è controverso ma sembra nasca nelle aree rurali degli Stati Uniti come manifestazione di "folklore adolescenziale". Sul suo significato le teorie si sprecano: c'è chi le lega addirittura allo spaccio di droga e alle bande giovanili. Appendere le scarpe ai fili serviva per indicare i luoghi di spaccio e consumo di sostanze stupefacenti come crak o cocaina, altri sostengono invece che serviva alle gang per commemorare un loro membro ucciso oppure per delimitare i loro confini o segnalare i luoghi in cui è possibile compiere i furti in diversi momenti del giorno a seconda del tipo di scarpe appese.

Ma ci sono anche spiegazioni meno allarmanti: il lancio delle scarpe segnerebbe il passaggio di una tappa dell'esistenza, come la fine della scuola, la perdita della verginità, il matrimonio. Oppure c'è chi la associa al mondo militare, dove i soldati avevano l'abitudine di legare tra loro gli anfibi per poi lanciarli per festeggiare la fine del servizio di leva. Nel corso degli anni lo shoefiti si è esteso in tutti gli Stati Uniti fino a varcarne i confini e arrivare in Sud America e poi in Europa.

Una grande visibilità di questo fenomeno si è avuta anche grazie al cinema. In "Sesso & potere" di Barry Levinson, così come nella favola magica di Tim Burton "Big Fish - Le storie di una vita incredibile" e in "Full metal Jacket" di Stanley Kubrick.

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